QUANDO, QUALCHE SETTIMANA FA, SI E SCOPERTO CHE CON UN ‘CODICILLO’, E’ STATO REINTRODOTTO IL CALCOLO DEGLI INTERESSI SUGLI INTERESSI – CONSIDERATO ORMAI FUORI LEGGE – AUTOREVOLI DIRIGENTI DEL PD HANNO DETTO CHE ERA UNO SBAGLIO AL QUALE L’ESECUTIVO AVREBBE POSTO SUBITO RIMEDIO. INVECE SCOPRIAMO CHE E BANCHE…
Quando è sceso in campo Renzi le parole che più di ogni altra hanno riempito le prime pagine dei giornali sono state nuovo e cambiamento. Travolti dallonda della ricrescita, dalla speranza del cambiamento (si parlò di Terza Repubblica – ma ancora si aspetta di vedere le differenze tra la Prima, la Seconda e la Terza), non si disse nulla sul fatto che Napolitano aveva conferito lincarico di costituire un Governo a qualcuno che non era mai stato eletto in regolari elezioni.
Nessuno ebbe niente in contrario alle misure pro austerity introdotte dal neo nominato (la parola eletto in Italia sta scomparendo dal dizionario): aumenti di tasse e imposte di ogni tipo e a tutti i livelli. E, mentre gli italiani venivano distratti con la promessa dei famosi 80 Euro al mese (che nessuno ha mai visto dato che sono solo un valore massimo e per di più comprensivo di tasse), il Governo faceva di tutto per non far rimpiangere i suoi predecessori.
Molte le promesse e con scadenze estremamente ravvicinate, tanto che i più dissero, sin da subito, che non sarebbe stato possibile rispettarle. E, infatti, così è stato: delle promesse del Governo del fare fino ad oggi ne sono state fatte poche anzi praticamente neanche una. Tanto che il nuovo che avanza ha dovuto ridimensionare i propri programmi e cominciare a parlare di risultati in un lasso di tempo di mille giorni (ma la sua promessa non era di riuscirci entro il mese di maggio? Non era lui a dire che se non ci fosse riuscito gli italiani sarebbero stati autorizzati a chiamarlo b ? Sembra quasi di rivedere Berlusconi quando promise agli italiani che sarebbe uscito dalla politica se non avesse rispettato i punti del famoso contratto con gli italiani ).
In realtà, di novità il Governo Renzi ne ha promosse molte in questo periodo. È stato lui, lalfiere della modernità, a introdurre nuove tasse su tutto ciò che è elettronico, dai telefoni ai cellulari, dalle tv alle chiavette usb e qualunque prodotto hi tech che abbia un supporto di memoria digitale.
Mentre gli italiani erano distratti a guardare la nazionale di calcio in Brasile, sono state aumentate anche le imposte di bollo su numerosi beni, in alcuni casi con rincari mostruosi, si pensi al bollo per il rilascio del passaporto che è passato da 40 a 73,50 Euro.
Oppure alla tassazione sulle rendite finanziarie che è passata dal 20 al 26%.
E così ancora per la Tasi, per le accise su benzina e tabacchi e molte altre.
Il tutto senza fare lunica cosa che, in teoria, avrebbe dovuto fare: predisporre una nuova legge elettorale (dato che la precedente è stata dichiarata incostituzionale) e sciogliere le Camere (che sono piene di esemplari di HOMO POLITICUS eletti con quel sistema e quindi non legittimati a scegliere per gli italiani).
Non contento di tutto ciò, mentre i suoi connazionali discutevano della delusione degli azzurri ai mondiali, ha cercato di reintrodurre lanatocismo bancario. Una prassi che era già stata dichiarata fuorilegge e non una, ma più volte.
Per un attimo è sembrato di essere tornati ai vecchi tempi e di rivedere i passati governi, che inserivano articoletti e commi che non avevano nulla a che vedere con il provvedimento che veniva mandato allesame delle Camere (ma tanto che importa: nessuno le legge queste leggi, forse neanche i parlamentari che le devono votare, e poi, tra poco, il Senato sarà eliminato).
Subito il Governo ha cercato di giustificarsi. Ma luomo immagine, il nuovo che avanza, non se lè sentita di comparire in prima persona e di chiedere scusa per quello che a molti è sembrato un trucchetto di pessimo gusto. Così, prima ha incaricato Francesco Boccia di tranquillizzare i media Nessun allarmismo, Matteo Renzi non centra. Modificheremo eventuali errori in Parlamento e poi lanatocismo è stato abolito grazie al PD e alla mia proposta di legge. Nessuno però ha risposto a chi chiedeva perché reinserire una legge dichiarata illegittima in un articoletto di un decreto per poi modificarlo in Parlamento.
Nei giorni scorsi il nuovo che avanza è andato oltre. Ha fatto sì che a parlare per giustificare lo strafalcione del Governo fosse addirittura la Banca d’Italia.
“Qualsiasi Paese che non abbia una legislazione islamica accetta l’applicazione degli interessi composti, nessuna economia di mercato può funzionare senza questo meccanismo”, ha detto Giorgio Gobbi del Servizio stabilità finanziaria di Banca d’Italia in un’audizione davanti alla Commissione Attività produttive del Senato.
Competitività che prevede all’articolo 31 la reintroduzione del cosiddetto anatocismo bancario. Ma non era solo una svista? E poi lItalia un Paese islamico? Anche tralasciando qualsiasi commento sul fatto che gli unici rapporti che ha lItalia con i Paesi islamici sono quelli commerciali (quando compra fonti energetiche o vende armi o pezzi di Italia), il problema è ben diverso.
Il problema è che ad esprimere un parere sulla legittimità di una legge, già cancellata dalla Corte Costituzionale e che si è cercato di reintrodurre con un articoletto infilato in un decreto, è stata chiamata la Banca dItalia.
Forse Renzi ha dimenticato (e quindi è bene ricordarlo) che la Banca dItalia, nonostante il nome nazionalista, non è dellItalia, non è una public company. La Banca dItalia, e non da ora, ma da molti anni, è una Società per Azioni. Azioni che sono in mano a banche private, le stesse che ovviamente hanno tutto linteresse (sia semplice che composto: la causa dellanatocismo), a che questa prassi illegale venga reintrodotta.
Anche a costo di emettere un parere palesemente in conflitto di interessi. Anche a costo di andare contro una dichiarazione di illegittimità e ad una marea di sentenze. Anche a costo di voler giustificare in modo pacchiano una svista (giusto per voler essere bonari ed eufemistici) del Governo, non può non essere considerata una minaccia la dichiarazione di Gobbi: “Credo che quanto previsto dal decreto sia un intervento di razionalizzazione di una materia molto complessa in cui si rischia di appesantire inutilmente le operazioni bancarie di imprese e correntisti privati anche abolendo formalmente l’interesse composto lo avremmo sotto altra forma, per esempio sui titoli di Stato e sul finanziamento presso la banca centrale”.
Forse il Governo del fare dovrebbe fare più attenzione a ciò che scrive nei documenti che dovranno essere valutati e votati dal Parlamento (sempre che al Parlamento venga ancora riconosciuto il compito di legiferare). Forse dovrebbe fare molta attenzione anche alle parole di chi, non più ente pubblico italiano, si dà da fare per giustificare gli interessi dei propri azionisti minacciando i cittadini e lo Stato.
Ma soprattutto, il Governo del fare dovrebbe darsi da fare ed emanare il regolamento attuativo che ridefinisce lassetto proprietario della Banca dItalia (sono ben otto anni che lo si attende) e fare sì che questo ente torni sotto il controllo dello Stato. Il Governo del fare, infatti, forse perché distratto dagli impegni mediatici e dal fallimento calcistico della nazionale, ha dimenticato di fare quanto prevede larticolo 19, comma 10 della legge n. 262 del 2005. Una legge, approvata dal Parlamento, che imponeva che entro la fine del 2008 le banche azioniste di Bankitalia cedessero le proprie partecipazioni e che il capitale dellistituto di vigilanza tornasse in mano pubblica.
Eppure il Governo del fare (e i suoi predecessori) hanno dimenticato di fare ciò che quella legge prevedeva. Anzi lo Stato ha regalato alle banche un aumento di capitale mostruoso, scavando nelle tasche ormai vuote degli italiani che non sanno più come fare per pagare le tasse, imposte e gabelle. E ora non contento lascia che a giustificare una pacchiano tentativo di violare le leggi sia proprio la Banca dItalia. Davvero un bel modo di fare gli interessi (anatocistici) degli italiani.
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