Quando la mattina del 10 luglio, sul portale Anas, stavano per scadere i termini per presentare le buste, quella sui giunti della statale 114 era una delle tante gare d’appalto per la manutenzione delle strade in giro per l’Italia. Quel mercoledì l’ingegnere Giuseppe Romano, responsabile tecnico dell’area compartimentale di Catania, si era svegliato sapendo di dovere svolgere le funzioni di rup. Un impegno da responsabile del procedimento assunto già altre volte. Oltre mille chilometri più a nord anche Amedeo Perna, marito della titolare nonché dipendente della milanese Ifir Tecnologie Stradali, si era alzato dal letto sapendo di lavorare per una delle società che ambivano all’appalto da 446mila euro. In quei minuti – nonostante i finanzieri stessero ascoltando una telefonata, rafforzando i sospetti sulla cessione di tangenti dentro gli uffici Anas – Romano e Perna non erano altro che un funzionario e un imprenditore. Due persone che, per motivi diversi, avevano a che fare con la pubblica amministrazione. Da lì a qualche settimana, però, le cose sarebbero drasticamente cambiate.
Per la procura di Catania, Romano – uno dei primi a essere arrestati nel blitz di settembre Buche d’oro – sarebbe stato al vertice del sistema corruttivo che avrebbe inquinato la gestione dei lavori in mezza Sicilia. Anni di mazzette, ammesse dallo stesso ingegnere, che avrebbero inciso sulla qualità delle opere. Perna, invece, è stato fermato nel terzo atto dell’inchiesta, a inizio dicembre, con l’accusa di avere pagato tre colleghi di Romano – i funzionari Riccardo Contino, Giuseppe Panzica e Giorgio Gugliotta – per assicurare a Ifir Tecnologie Stradali trattamenti di favore nei controlli per la sostituzione dei guard rail sulle statali 193, 194 e 114, oggetto nel 2018 di una gara aggiudicata con il 25,34 per cento di ribasso. L’accordo avrebbe previsto per i funzionari una tangente da 30mila euro, poi nei fatti ridotta a cinquemila, mentre per l’impresa la possibilità di ricevere 95mila euro – da Anas – per lavori mai effettuati. Alcuni guard rail, infatti, non sarebbero mai stati cambiati.
Alla luce di quanto già accaduto in questi mesi, una luce diversa illumina la notizia dell’aggiudicazione da parte di Ifir della gara per la manutenzione dei giunti. Peraltro sulla 114, una delle strade su cui la società milanese era stata chiamata a intervenire per i guard rail. L’appalto è stato vinto con un ribasso del 31,02 per cento e la notizia è diventata ufficiale il 22 ottobre, quando Romano si trovava già quasi un mese ai domiciliari e il nome di Perna veniva fatto ai magistrati da Panzica, uno dei funzionari pentiti. Stabilire se l’appalto per i giunti potesse essere oggetto di mazzette al momento non è possibile. D’altra parte, gli stessi magistrati di piazza Verga hanno più volte ribadito che le indagini per il momento hanno riguardato l’esecuzione dei lavori e non le fasi di gara, in questo caso svoltasi a Palermo.
Ciò che invece è lecito chiedersi è: cosa ne sarà a questo punto dell’appalto? MeridioNews ha provato a chiederlo a Roberto Massi, già comandante dei carabinieri e da qualche anno responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza di Anas. Massi, tuttavia, ha rinviato all’ufficio stampa della società che fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato. «La security di Anas, con il supporto di un gruppo di ingegneri della direzione generale e avvalendosi di apparati tecnologici del Centro Ricerche di Cesano, in stretto contatto con la guardia di finanza e l’autorità giudiziaria, sta effettuando controlli serrati sui lavori oggetto delle indagini, al fine di verificare, anche ai fini della sicurezza delle infrastrutture, se sono stati rispettati la qualità e la quantità dei materiali previsti, nonché quant’altro previsto dai capitolati di appalto – si legge in una nota inviata a questa testata -. Analoghi controlli sono in corso su altri cantieri delle imprese coinvolte nelle indagini e, nel caso in cui dovessero ricorrere gli estremi secondo le vigenti normative, non si esclude che si possa giungere alla risoluzione in danno dei contratti».
A chiedere un cambio di marcia decisamente più incisivo è intanto Orsa Trasporti. Il sindacato, per bocca del segretario nazionale aggiunto Antonio Guido, chiede che i vertici nazionali di Anas intervengano sulla questione siciliana. «Abbiamo già scritto all’amministratore delegato Massimo Simonini – dichiara Guido a MeridioNews -. L’inchiesta della procura di Catania mortifica la stragrande maggioranza dei dipendenti Anas che ogni mattina, in tutta Italia, si impegna sulle strade e negli uffici. E lo fa per stipendi anche molto più bassi di quelli percepiti dai funzionari corrotti. Quanto è emerso in questi mesi preoccupa e rischia di lasciare un’onta sull’intera azienda. Per questo – continua il segretario di Orsa Trasporti – c’è bisogno di un’azione forte e l’unica al momento è quella di commissarriare la struttura regionale della Sicilia guidata da Valerio Mele».
Nell’attesa di capire se qualcosa cambierà nell’organigramma di Anas e se l’appalto sui giunti verrà revocato a Ifir, a fornire dettagli sull’aggiudicazione potrebbe essere proprio Romano. L’ingegnere, che è stato il primo dei funzionari ad autoaccusarsi e a dichiararsi pronto a collaborare con la giustizia, nelle vesti di rup ha seguito da vicino l’intera procedura di gara. I cui verbali, invece, non sono mai stati pubblicati sul portale dell’azienda.
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