Amo il web, un blog per incompresi digitali Scene di vite vissute dietro uno schermo

«Il sito è piaciuto ma il prossimo anno abbiamo bisogno di maggior coinvolgimento!». «Ad esempio?». «Ma è chiaro: facciamo in modo che gli utenti si raccontino, riportino le loro esperienze, ovviamente in relazione al prodotto». «Non me ne voglia, ma le ricordo che producete carta igienica». Di dialoghi del genere, Mike ne affronta decine al giorno. Co-fondatore di una digital agency milanese, nel corso della sua carriera si è imbattuto in clienti più o meno digiuni di tutto quello che un computer comporta. Da chi chiede di inviare un documento due volte perché ne deve stampare due copie, passando per chi scansiona lo schermo di un iPad.

Così – «quasi per scherzo» – nasce il blog Amo il web, non ricambiato. «Inizialmente pubblicavo questi aneddoti su Facebook – racconta Mike – poi dieci mesi fa, mentre ero in treno, ho creato un sito su WordPress e ho iniziato a caricare i post lì». Una piccola vendetta nei confronti di chi chiede preventivi via fax (perché arrivano prima della mail), vuole sapere come comprare follower su Twitter,  preme per avere progetti asappissimo.  

Ci vuole poco per rendersi conto che i clienti parlano una lingua diversa, ma quasi universale. «Molti degli esempi sono condivisi da un gran numero di persone»: la sezione suggerita da voi è diventata subito gettonatissima, «mediamente ricevo duecento proposte al giorno». Chi legge si sente meno solo, come parte integrante di «una sorta di anonima alcolisti del settore», ride Mike. E chi viene costretto a stampare un sito reprime istinti omicidi e scatena qualche sorriso denso di comprensione.

«Il mio intento è stato dall’inizio creare un sito di denuncia, non un Io speriamo che me la cavo del web», spiega l’autore. «I contributi che inserisco io non sono dialoghi con la sciura Maria, ma con gente che dovrebbe sapere che un sito dinamico non è zeppo di immagini gif. Parliamo di responsabili di grandi gruppi aziendali e di esperti di marketing», precisa Mike. Proprio la «sottotraccia sociale», come la chiama, è il gusto agrodolce che emerge da certi dialoghi, scene di vita quotidiana per chi deve ancora convincere anche i propri cari che lavorare in questo settore non è un passatempo da smanettoni. E che anche il compenso non è suscettibile di ribassi dovuti alla classica frase «mio cugino costa la metà».

«A metà tra i tagli della crisi e l’incremento di un numero incredibile di start up, c’è un mondo di professionisti pronti a mettersi in gioco ogni giorno», afferma. Amanti del web, non ricambiati. Ma con un piccolo angolo dedicato a loro.

[Foto di semanticwebcompany]

Carmen Valisano

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