La campagna elettorale per le elezioni amministrative è ormai entrata nel vivo. Si iniziano infatti a delineare le liste dei candidati maggiormente accreditati alla vittoria finale. Con Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli, entrambi espressione di anime che guardano più a sinistra ed entrambi pezzi da novanta nella rosa dei contendenti alla guida di Palazzo delle Aquile, inizia la redistribuzione dei volti storici del centrodestra palermitano, con matrimoni impossibili, destinati però ad andare in porto nella giungla dei listoni, ad arte privati dei simboli dei grandi partiti, in cui rischiano di alternarsi i nomi di teste di serie storicamente contrapposte tra loro per idee e battaglie politiche e che scenderanno in piazza a raccogliere voti fianco a fianco in quelle che saranno ricordate come le elezioni più melting pot di sempre. A fare eccezione, tra i big, è il solo Ugo Forello. Dissolta in una bolla di sapone l’indagine a suo carico, già archiviata dalla Procura, il candidato del Movimento 5 stelle è stato il primo a mostrare le carte presentando la rosa dei nomi in corsa per il Consiglio, che, come da regolamento interno, non presenta transfughi da passate esperienze politiche.
Nuovo centrodestra non esiste più. Si è evoluto ieri in Alternativa popolare, strizzando l’occhio a Bruxelles e al Ppe. «I nostri valori non cambiano. Non viriamo a sinistra ed è stato impossibile innovare il centrodestra». Parole che lasciano intendere una spiccata dote centrista quelle del leader Angelino Alfano, ma sul locale, si sa, le cose sono ben diverse. E così nell’ormai famigerato listone in cui confluiranno le candidature espresse dal Partito democratico, a sostegno di Orlando con la bandiera ammainata, gli uomini e le donne di Carmelo Miceli e Fausto Raciti si troveranno a condividere la piazza con la sottosegretaria Simona Vicari e Dore Misuraca, insieme a diversi altri volti noti della politica di centrodestra tra cui il neodeputato regionale Peppuccio Di Maggio. E chissà se quando da Sinistra Comune, in occasione dell’apparentamento con il Pd, dichiaravano la propria indisponibilità ad aprire le liste a personaggi lontani dalle proprie visioni in nome di un progetto condiviso, ci si aspettava di correre insieme a ex berlusconiani di ferro. Al momento fuori dalla tenzone resta Francesco Cascio. L’ex presidente dell’Ars, accreditato in passato come candidato sorretto dal Partito democratico, per quanto alfaniano pare volere tenere la propria corrente alla larga dal progetto Orlandiano.
Dall’altra parte della barricata, invece, Fabrizio Ferrandelli ha da gestire l’appoggio senza vessillo di Miccichè e dei forzisti, prendendosi in dote un’altra parte consistente del plotone dei cuffariani (o ex tali), equamente distribuiti tra le fila a sostegno dell’ex deputato regionale e quelle del sindaco uscente. Non è un caso che appaia quanto mai curioso leggere lo scambio di stoccate a mezzo comunicato stampa tra Aurelio Scavone, orlandiano di ferro, che contesta – tra le altre cose – i presunti brogli di Ferrandelli, cinque anni fa candidato del Pd con cui Scavone è, adesso, alleato. E il deputato regionale Vincenzo Figuccia, impegnato a sostenere Ferrandelli verso una vittoria, che il forzista spera addirittura al primo turno, mentre solo pochi mesi fa i due battagliavano contro tra i banchi di Sala d’Ercole, e alle scorse Comunali il padre di Figuccia, Angelo, è stato tra i pochi superstiti del naufragio del progetto del candidato del centrodestra Massimo Costa. A questo punto non fa neanche tanto scalpore, sempre nella schiera degli uomini orbitati in passato anche attorno alla figura di Totò Cuffaro, il possibile ritorno in campo di Stapino Greco nel listone insieme al Pd. Greco è stato consigliere già nel 1993, quando l’ex Psi sfidò, neanche a dirlo, Leoluca Orlando nella lista che appoggiava Elda Pucci. «Non sarò mai orlandiano» aveva detto, sono passati 24 anni.
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