‘Amichevole’ conferenza allo Stabile sull’emergenza tagli alle attività culturali

Ieri pomeriggio si è tenuta al teatro Verga, il “salone d’oro” come definito da Pippo Baudo, una conferenza stampa con partecipazione di gran parte della deputazione della provincia etnea eletti all’Ars ed in presenza del Consiglio d’Amministrazione dello stesso teatro, costituito dalla prof.ssa Di Bella, il prof Li Gresti, il dott. Maimone, il vicepresidente Marcoccio, il direttore artistico Torrisi ed il presidente Baudo.

Tema dell’incontro è stata l’emergenza per i tagli alle attività culturali previsti nel disegno di legge della Finanziaria regionale 2007. Dopo le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dal presidente e dal direttore, il Teatro Stabile di Catania prosegue così nell’azione di sensibilizzazione mirata a riequilibrare, attraverso una più equa distribuzione delle risorse, le pesanti riduzioni, la cui approvazione penalizzerebbe in blocco gli enti e le associazioni culturali siciliane. Unica eccezione il Teatro Stabile Biondo di Palermo. La decurtazione dei fondi e la sperequazione rispetto al teatro “avversario” risulta ancora più grave e inspiegabile se si considera che lo Stabile catanese si è attestato negli ultimi tre anni ai primi posti in Italia per volume produttivo. 

Apre l’appuntamento Baudo: “Mi si chiede per quali ragioni io mi sia scomodato a creare questa polemica o segnalazione… Rispondo che ho il dovere di farlo! Avendo l’onore di essere il presidente di questo ente teatrale, ho l’obbligo di difendere le maestranze, gli attori, la dignità, la storia di questo teatro”. Specifica “Ringrazio tutti i  politici intervenuti e qui presenti per aver sentito l’esigenza di partecipare a questo incontro, che ha un tono amichevole, con affetto… vogliamo solo presentarci a chi ancora non ci conosce bene”. 

Rassegna stampa in mano, legge i dati che parlano chiaro, e raccontano il successo e la storia in crescita di 50 anni di florida attività. “Siamo andati controcorrente, aprendo le sale ai giovani, godendo della presenza di numerosi abbonati” –aggiunge- “Abbiamo coraggiosamente comprato questo teatro che prima era in affitto, senza chiedere contributi a nessuno, abbiamo anche la sede dell’Ambasciatori e del Musco. Tre teatri che lavorano tutti i giorni, accogliendo tipi di pubblico diversi; con particolare attenzione a giovani e bambini. Con più di 300 collaboratori tra impiegati, tecnici e artisti ed una media di 2 rappresentazioni al giorno negli ultimi tre anni, lo Stabile di Catania si può considerare una vera e propria industria, con personale, esigenze di bilancio, tutto messo in regola, rapporto ottimo coi sindacati, lavorando sempre nel rispetto dei reciproci interessi”.

A proposito dell’atteso incontro con il presidente Cuffaro, che dovrebbe avvenire in giornata, prosegue il presidente “Tra una canzone di Sanremo e un’altra, sono venuto apposta per essere ricevuto, a significare questo nostro stato d’animo. Siamo sereni, perché contiamo sul nostro pubblico. Ma la nostra non vuole essere una polemica, non ci sono interessi d bottega. A noi interessa fare un discorso culturale, che è diventato un problema di questo Paese, dell’Europa e del mondo intero”. Ed allarmato aggiunge “Se non ci sforziamo di alzare il tasso culturale di vita di un Paese, questo sprofonda nell’ignoranza, stupidità, immoralità. È dunque nostro compito come uomini di pensiero, soggetti politici e pubblici impegnarci perché ciò non avvenga”. Conclude “Abbiamo un teatro che penso meriti l’attenzione della classe dirigente siciliana ma anche di quella politica nazionale. Vorremmo con tutto il cuore che questo apprezzamento continuasse per almeno altri 50 anni. Grazie”.

Tra i diversi interventi ci sembra interessante riportare quello del prof. Pioletti, in rappresentanza dell’Ateneo. “L’Università e il Rettore, che ho il piacere di rappresentare, è qui presente non per una generica solidarietà tra istituzioni culturali (che è scontata) ma perché, come molti sanno, il teatro Stabile da anni collabora con l’università di Catania, in particolare con le facoltà di Lettere e Filosofia e quella di Lingue e Letterature Straniere. È nato e si è alimentato nel tempo uno stupendo coinvolgimento dei giovani nelle rappresentazioni, le opere in programma, incontri con attori, un lavoro che mette in circuito la produzione culturale centrale del nostro territorio con la funzione stessa dell’università. Anzi, l’Ateneo in prima persona ha inteso istituire una delega specifica ai Circuiti culturali, assegnata al professore Luciano Granozzi, che ha il compito di mettere in rete le iniziative culturali che avvengono in città e nel territorio, cercando di intensificare questi rapporti. Abbiamo un gran bisogno di culture, soprattutto per le nuove generazioni, senza schieramenti politico-partitici, ma dalla parte delle istituzioni culturali”. Infine ricorda “si è parlato di politica di rigore… ma perché molto spesso si pensa di colpire proprio la cultura o la ricerca e formazione? La nostra non è una lotta campanilistica ma una forte richiesta di costruire reti culturali di alto livello nella nostra regione con una proiezione nazionale e, perché no, internazionale. Il nostro ateneo, già partecipe, farò di tutto per estendere e rafforzare questo impegno”.

Chiamato in causa, interviene anche il professore Granozzi, anche se precisa in qualità di “semplice cittadino fruitore”. Glissando la questione di una regione palermocentrica, contrapposizione Biondo-Stabile e recenti dichiarazioni dell’assessore Lenza, ha preferito spostare l’attenzione su una visione d’insieme della situazione catanese. “Io ho l’impressione di vivere in una città che spesso si nutre di iperboli; per esempio da bambino a scuola mi hanno insegnato che la Villa Bellini era il giardino più bello d’Europa o spesso si sente appellare Catania come capitale del Mediterraneo! Quindi, da un lato ci pasciamo di queste esagerazioni, ma dall’altro, paradossalmente, non riusciamo a prenderci sul serio e a pensare in grande. Non siamo in grado di far valere le nostre potenzialità”. Il suo discorso è stato breve ma efficace, con la soddisfazione di aver coniato un leit motiv: l’ “iperbole” spesso invocata nei successivi interventi ha fatto presa sui presenti, politici in primo luogo.

Per Orazio Torrisi, nonostante l’evidente e documentata disuguaglianza di trattamento economico tra i due teatri “non è il momento di fare polemiche o di cercare contrapposizioni con il Biondo di Palermo, con quale si sta invece lavorando per delle coproduzioni”. Il TSC chiede ai deputati regionali eletti nella provincia e alla classe dirigente di compattarsi per la tutela di tutte le istituzioni artistiche e culturali del territorio. “Il problema è ottenere parità di trattamento – ha aggiunto Torrisi – per un Teatro, lo Stabile di Catania, che ha sei compagnie che girano per l’Italia e che per produzioni e lavori è paragonabile al Piccolo di Milano”.

La riunione si conclude con le parole cariche di forza ed entusiasmo del regista Salvo Gennuso, tra i pochissimi rappresentanti, se non l’unico, della categoria artistica e le speranze riposte nell’incontro con il presidente Cuffaro. Che non finisca a pane e panelle.  

Benedetta Motta

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