Oltre 20 anni fa l’Italia lo ha messo al bando. Con la legge nazionale 257 del 27 marzo 1992 ha stabilito il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto e prodotti contenenti amianto. Eppure, secondo i dati del ministero del Commercio estero indiano il Belpaese nel 2012 ha importato 1.296 tonnellate di fibra killer, risultando il maggiore importatore mondiale di eternit dall’India. Oggi nel Paese sono circa 4mila le persone decedute per malattie asbesto correlate, con oltre 15mila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008, secondo il Registro nazionale mesotelioma di Inail.Un bollettino di guerra che supera, persino, i dati relativi agli infortuni mortali sul lavoro.
A snocciolare i numeri è stata la Cgil siciliana durante una conferenza stampa convocata, in occasione della Giornata mondiale sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro, per lanciare una campagna sull’eliminazione nell’Isola del rischio amianto. Una strage silenziosa. E un problema quanto mai attuale. L’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, ha stimato in 176mila le vittime dell’eternit, di cui il 60% inEuropa con 106mila morti. Una classifica in cui l’Italia ‘conquista’ il sesto posto. Ma studi e ricerche dicono che il peggio deve ancora arrivare e che il picco di morti è previsto per il 2022, perché in molti casi le malattie asbesto correlate hanno un periodo di incubazione di 40 anni. La fibra killer messa al bando dal Belpaese nel 1992, dunque, continuerà a mietere vittime.
In Italia sono 33.610 i siti censiti inquinati, di cui 30.309 ancora da bonificare. Una mappatura a cui sfuggono completamente Sicilia, Calabria e Campania, per le quali mancano le informazioni. Inoltre, l’Osservatorio nazionale amianto ha stimato in circa 2.400 le scuole con materiali contenenti eternit con un pericolo potenziale per circa 350mila studenti. Eppure, nonostante gli elevati quantitativi di rifiuti contenenti amianto da smaltire il numero di discariche ‘riservate’ è insufficiente. Di più. Nel 2013 è diminuito di tre unità e otto regioni, tra cui la Sicilia, non dispongono di una propria discarica. “E’ necessario procedere ad un’incentivazione seria sfruttando le risorse che l’Europa mette a disposizione e puntando sulla formazione di imprese specializzate nel settore, che sono ancora poche” spiega Francesco Cantafia del dipartimento Salute e sicurezza della Cgil. Un vantaggio non solo in termini di salute. Perché secondo la stima del sindacato losmaltimento dell’amianto potrebbe dare lavoro in Sicilia ad almeno 10mila persone per i prossimi 10-15 anni.
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