Annunciato a gennaio, è finalmente attivo da pochi giorni lo sportello amianto della Cgil a Palermo. Pensato per dare risposta a un’emergenza che si allarga e che viene riscontrata a tappeto in tante categorie professionali e non solo: dagli edili ai metalmeccanici, ma anche nella scuola e negli ospedali. Sono tanti, infatti, gli edifici realizzati tra gli anni ’60 e anni ’90 con coperture in amianto e non ancora bonificati. Il progetto, varato all’inizio dell’anno in un incontro con tutte le categorie e le camere del lavoro, prende finalmente il via e, per l’occasione, è stato anche realizzato un opuscolo ad hoc: #noamianto. Un vademecum dettagliato sui rischi per la salute, per agevolare le pratiche legali, amministrative e pensionistiche. E ancora, per comunicare con enti pubblici, ottenere detrazioni fiscale per la rimozione dell’amianto: un modo per combattere un’emergenza, purtroppo, ancora attuale come confermano le statistiche.
Secondo gli ultimi dati diffusi questa settimana dall’Osservatorio amianto (Ona), in occasione della presentazione all’Ars del report Sicilia: il libro delle morti bianche. Cause, eventi e testimonianze, ogni anno sono circa 600 nell’Isola i morti per patologie connesse all’esposizione a questa sostanza, e 200 le vittime a Palermo, con un’incidenza del 5,3 per cento su base nazionale. «Un’emergenza senza fine» per il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e il segretario provinciale Cgil Palermo Mario Ridulfo che puntano il dito contro la mancata applicazione della legge regionale 10 del 2014 sulle bonifiche presente sia in ambienti di lavoro e di studio e nelle abitazioni private. «La bonifica sarebbe dovuta partire entro il 2017 in tutta la Sicilia, ma siamo ancora in una fase in cui non ci sono nemmeno le poste in bilancio».
Un pericolo che riguarda anche il capoluogo siciliano, com sottolinea il segretario provinciale della Fiom Cgil Palermo Francesco Foti: «Per noi l’amianto è ancora una ferita aperta» afferma ricordando la triste storia degli operai dei Cantieri navali di Palermo deceduti in seguito all’inalazione di fibre di amianto e dove, per molti anni, l’azienda ha negato l’uso di questo materiale. Fino a oggi si contano quasi 120 casi, ma si tratta solo della punta dell’iceberg. Secondo alcuni studi, il picco si registrerà solo tra alcuni anni e, intanto, proseguono i processi. «Lo sportello fisico è aperto da circa una settimana mentre la pagina Facebook da gennaio – prosegue Foti – Il volantino, invece, è stato pubblicato da poco e da quando c’è lo sportello è in distribuzione».
«Un’iniziativa che si rivolge a tutti» ci tiene a sottolineare Foti: sono ancora tanti le costruzioni con tetti in amianto sparsi per la città, senza dimenticare i luoghi pubblici: tra i casi più eclatanti c’è quello del Parco Cassarà, chiuso ormai da anni. E così la Sicilia è la terza regione d’Italia per rischio con un’incidenza dell’1,66 per per cento ogni 100 mila abitanti ma, nel frattempo, è rimasta tendenzialmente disapplicata la legge regionale del 2014 che prevedeva anche la redazione di piani comunali per censire la presenza di questa sostanza sul territorio. Solo il 20 per cento dei comuni siciliani sui 390 ha presentato tali mappe. E nel palermitano sono solo una ventina su 82 le amministrazioni più virtuose che hanno presentato i piani comunali: oltre al capoluogo sono presenti Alimena, Balestrate, Blufi, Campofelice di Roccella, Campofiorito, Castellana Sicula, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Marineo, Misilmeri, Petralia Soprana, Piana degli Albanesi, Polizzi Generosa, Roccapalumba, Santa Flavia, Sclafani Bagni e Valledolmo.
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