Amburgo, restano in carcere arrestati catanesi «Rischiano di rimanere in cella fino al processo»

Orazio Sciuto e Alessandro Rapisarda rimangono in una cella del carcere di Billwerder, ad Amburgo. È l’esito dell’udienza di convalida del fermo svoltasi oggi nella città tedesca. I due ragazzi catanesi sono stati coinvolti dai rastrellamenti della polizia tedesca nel corso del G20 sull’ambiente svoltosi il 7 e l’8 luglio nella città della Bassa Sassonia. I legali dei due avevano anche versato una cauzione da cinquemila euro, che le autorità giudiziarie hanno però respinto. Una circostanza inconsueta, secondo l’avvocato Pierpaolo Montalto, che difende Rapisarda: «Stanno mettendo in piedi un atto di forza – dice a MeridioNews – a dimostrazione del fatto che loro sono un Paese in cui l’ordine viene mantenuto». Sciuto è invece difeso da Goffredo D’Antona

Le prossime ore saranno decisive: gli avvocati catanesi, dopo aver consultato i colleghi tedeschi, dovrebbero preparare un reclamo. «Purtroppo ci sarà sicuramente un rinvio a giudizio e i due ragazzi rischiano di rimanere in carcere fino al processo». Per quanto la tempistica sia al momento incerta, il processo potrebbe celebrarsi tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. «La cosa che fa più rabbia – sospira Montalto – è che, con quelle accuse, in Italia non sarebbero nemmeno ai domiciliari: sarebbero stati denunciati a piede libero». Esiste, almeno sul piano teorico, la possibilità che l’accusa ritiri le imputazioni, ma a questo punto sembra un’ipotesi puramente formale. 

Per Rapisarda e Sciuto l’accusa è una fattispecie, che il legale definisce «strana», denominata tentativo di lesione, ovvero l’aver compiuto degli atti idonei a offendere. Secondo la polizia locale, i due avrebbero scagliato contro un poliziotto una bottiglietta, che sarebbe rimbalzata sul corpetto dell’agente senza ferirlo e senza procurare danni ad altri. «Alessandro viene visto uscire da un bar – racconta il suo difensore – viene preso e arrestato per via di un collegamento bar/bottiglia che io definisco inaccettabile, ignobile». 

Anche Goffredo D’Antona non nasconde preoccupazione: «Stiamo parlando di due cittadini europei tenuti in carcere per un’accusa che in Italia non esiste – afferma – e per altro le famiglie non sono state sostenute dalle autorità italiane del posto, in primis l’ambasciata e il consolato». 

Nel complesso gli arrestati italiani a margine del vertice tedesco sull’ambiente sono sei. Tra questi c’è anche Emiliano Puleio, originario di Partinico, in provincia di Palermo. I rispettivi avvocati stanno affrontando non poche difficoltà nel mettere in piedi una difesa efficace, vuoi per la disagevole comunicazione con gli omologhi che operano sul posto, vuoi per le differenze tra i codici di procedura italiano e tedesco. 

Marco Militello

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