Non solo ambulanze pubbliche. Nella rete dell’emergenza in Sicilia un ruolo sempre più importante è rivestito dai privati. Le cosiddette eccedenze, cioè i mezzi non medicalizzati che, nel caso in cui quelli del 118 siano tutti occupati, vengono chiamati dalle centrali operative per effettuare un intervento e trasportare il paziente in pronto soccorso. Negli ultimi cinque anni la fetta di mercato si è enormemente dilatata: dal 2011 al 2016 la spesa per i privati è passata da 80mila a 730mila euro. A certificarlo è l’ultimo bilancio della Seus, la partecipata della Regione Sicilia che gestisce il 118 nell’Isola. Un costo cresciuto di quasi dieci volte.
Nell’ultimo anno sono stati sei i consorzi di associazioni che hanno svolto questo servizio: Anpas, Co.Re.Sa, Misercordie, Sores, Cress e Croce Rossa Italiana. In totale hanno effettuato poco più di novemila interventi, per rimborsi totali pari a 730mila 861 euro. Più del doppio rispetto a due anni fa, quando la spesa arrivava a 280mila euro. Costi decuplicati rispetto al 2011, quando si fermarono a 80mila euro. «Il maggiore ricorso al servizio in eccedenze 118 – si legge nel bilancio 2016 della Seus – è dovuto alla lentezza nella presa in consegna della persona soccorsa presso alcuni pronto soccorso, da cui deriva l’impossibilità delle nostre ambulanze di ritornare in postazione in tempi brevi per essere pronte per successivi interventi».
I ritardi con cui le ambulanze del 118 vengono liberate dai pronto soccorso, che trattengono per molto tempo le barelle, sembra essere un problema cronico a cui l’assessorato non è riuscito a porre rimedio. Eppure già nel marzo del 2014, l’allora assessora alla Salute Lucia Borsellino firmò un decreto che addossava alle aziende opedaliere i costi delle eccedenze chiamate nei casi in cui le ambulanze del 118 fossero rimaste bloccate nei pronto soccorso oltre il tempo stabilito, cioè 15 minuti. «È un problema che si riscontra da tempo, soprattutto nelle grandi città – spiega Isabella Bartoli, responsabile della centrale operativa del 118 di Catania, Siracusa e Ragusa -, noi mensilmente forniamo all’assessorato un report con tutti i ritardi». Ma non risulta che alle aziende ospedaliere responsabili di tenere fermi i mezzi della Seus siano mai stati addebitati questi costi.
Proprio l’area della Sicilia sud-orientale è quella che ha il peso maggiore nel ricorso ai mezzi privati. Sui 730mila euro del 2016, 345mila sono stati spesi per interventi nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa. «I motivi sono due – spiega Bartoli – siamo carenti di ambulanze e negli ultimi anni la gente chiama il 118 con grande inappropriatezza, le richieste sono decisamente aumentate. Nel 2016 abbiamo effettuato 140mila interventi, 400 al giorno. E sottolineo che ricorriamo alle eccedenze solo se tutti i nostri mezzi sono già impegnati e in casi di codici giallo o rosso. Per un codice verde aspettiamo che rientri una nostra ambulanza». Secondo la responsabile della centrale operativa, «se almeno l’80 per cento delle ambulanze fosse medicalizzato, avremmo meno problemi. Adesso invece capita che si manda un mezzo senza personale sanitario perché è l’unico a disposizione e poi risulta necessario inviare anche un secondo mezzo con medico a bordo. È uno spreco di risorse».
A dividersi i rimborsi sono i sei consorzi. Al primo posto Co.re.sa, che riunisce 31 associazioni su tutto il territorio regionale, e che nel 2016 ha ricevuto 230mila euro. Segue Anpas con 153mila euro, al terzo posto Sores con 109mila, poco più che Misericordie con 106mila. Chiudono Cress (71mila) e Croce Rossa (59mila euro). «Per noi – sottolinea Lorenzo Colaleo, presidente di Anpas Sicilia – non è un business, ma volontariato. E chi indossa la nostra divisa viene passato a raggi X, idem per i mezzi e i bilanci delle associazioni. Per ogni intervento riceviamo 80 euro di rimborso, comprensivo di tutto. Il volontariato è una risorsa, non un problema, e in altre regioni come l’Emilia Romagna, dove il 118 è interamente gestito dai privati, lo hanno capito. Qui abbiamo la Seus con i suoi tremila dipendenti e 251 mezzi che forse non sono dislocati esattamente nei posti corretti». Nel 2016 le spese della partecipata della Regione per i suoi 3.215 dipendenti ammontano a 104 milioni di euro.
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