È stato presentato in questi giorni al pubblico il nuovo Sistema Bibliotecario Provinciale (da ora in avanti SBP), frutto di anni di lavoro, che vede la confluenza, in un unico catalogo consultabile on-line da qualunque postazione, dei dati catalografici relativi a 85 biblioteche dislocate nel territorio della provincia di Catania.
Il SBP è stato realizzato dalla Soprintendenza BB. CC. e AA. di Catania grazie ai finanziamenti del POR 2000-2006 e si pone come un sistema in crescita ed evoluzione.
La stampa lo ha presentato ai non addetti al lavoro citando grandi numeri ma scrivendo, a nostro avviso, alcune inesattezze, vuoi per richiamare l’attenzione sui numeri, vuoi per mancanza di approfondite conoscenze del settore biblioteconomico.
L’articolo apparso infatti su “La Sicilia” di sabato 29 novembre 2008 riporta questo titolo: Le 85 biblioteche siciliane in un clic. Ieri la presentazione del “SBP”. Sarà possibile consultare on line un milione e 300mila testi.
Ecco, sono cifre da capogiro, ma che in realtà, lette da chi di queste cose si intende, sono facilmente interpretabili; si tratta infatti non della possibilità di avere effettivo accesso ai servizi delle 85 biblioteche della provincia di Catania (dalla localizzazione dei libri cercati alla prenotazione, dal prestito interbibliotecario al servizio di reference e via dicendo) o di consultare dal proprio computer un milione e 300 mila testi digitalizzati (numeri al momento impensabili anche per le migliori biblioteche nazionali), quanto piuttosto della possibilità di visualizzare, all’interno di un unico catalogo in linea pubblicamente accessibile (questo il significato di opac) tutti i titoli dei libri posseduti dalle 85 biblioteche, le cui descrizioni catalografiche siano state convertite dal formato cartaceo a quello elettronico.
Si tratta, come è noto ai più, di un servizio che ormai non può considerarsi innovativo, ma al quale le maggiori biblioteche del mondo ci hanno abituato da ormai molti anni; tuttavia, il progetto oggi realizzato va certamente guardato con rispetto e ammirazione e va fatto un plauso ai promotori del lavoro che hanno saputo utilizzare i fondi comunitari per mettere in opera un servizio che era del tutto assente nelle biblioteche del territorio (ad eccezione delle nostre biblioteche universitarie, i cui cataloghi sono da diversi anni confluiti all’interno del Catalogo Unico d’Ateneo e ad eccezione della Biblioteca Regionale Universitaria di Catania).
Quindi sarà senz’altro utile per studiosi, studenti, cittadini e lettori avere accesso alle informazioni, salvo poi che per recuperare effettivamente i libri di proprio interesse, bisognerà recarsi, allora sì, in biblioteca per chiederne il prestito o consultarli, almeno fino a quando le diverse biblioteche non avranno attivato il servizio di prestito interbibliotecario.
Un dato ci fa riflettere: le nostre amministrazioni sono note per essere quelle che, in Italia, spendono meno per l’acquisto di pubblicazioni, per il personale, e per lo sviluppo dei servizi al pubblico delle biblioteche; saranno in grado, una volta avviato l’opac provinciale e stimolati gli appetiti presso gli utenti, di soddisfarli e di tenere il passo ai cambiamenti nelle tecnologie, alle diverse modalità degli utenti di stare su internet, alle richieste che essi faranno? Saranno in grado di finanziare le proprie strutture senza dover fare affidamento ai denari della Comunità Europea?
Ci auguriamo di sì, incrociando le dita, per il bene e la crescita culturale e civile del nostro territorio.
*Simona Inserra è docente a contratto di “Tecnica della catalogazione e della classificazione” presso il corso di laurea in Scienze dei Beni culturali (Siracusa) della facoltà di Lettere e Filosofia. Cura il blog Lab Library.
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