«La Sicilia ha una pluralità larga di opportunità e di opzioni sulle quali deve investire e io credo che abbia le potenzialità per crescere. E il tema dell’occupazione giovanile è al centro della nostra attenzione: sappiamo che bisogna lavorare al meglio per affrontare questo nodo, ma questo è un dato strutturale, lo conosciamo da tempo». La Sicilia può essere un importate volano di sviluppo per il Paese e la crescita può e deve ripartire dai giovani e dalla scuola. Ne è certo il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti che oggi ha partecipato al convegno L’alternanza scuola lavoro: l’impegno della cooperazione incontrando i ragazzi del liceo linguistico statale Ninni Cassarà, a Palermo. L’occasione per tracciare un bilancio dell’attività svolta in questi mesi dopo l’introduzione della legge che introduce nel sistema scolastico italiano una nuova modalità di collegamento tra il mondo dell’istruzione e quello delle imprese.
A partire dal capoluogo siciliano dove solo al Cassarà nel 2016 sono stati oltre 600 i ragazzi e 28 le classi coinvolte nelle nuove attività, anche grazie alla stretta collaborazione con Legacoop Sicilia. Un bilancio positivo, quindi? Non del tutto, come ha più volte ribadito la preside Daniela Crimi, sottolineando le numerose difficoltà incontrate: «Spesso le risorse economiche sono talmente esigue che per realizzare i progetti dell’alternanza dobbiamo coprire le spese di trasporto. Anche per stringere le cooperazioni con le aziende dobbiamo lottare con le unghie e con i denti. Inoltre, non sono stati previsti dal ministero corsi di formazione per i docenti tutor: loro mettono in campo competenze che non erano previste. Noi ci sappiamo sbracciare, ma rimane molto ancora da fare».
Critiche alle quali il ministro non si è sottratto, rivendicando il lavoro svolto fin qui dal governo. «L’alternanza non è una invenzione italiana – ha precisato Poletti rispondendo anche ai ragazzi – è presente in molti paesi europei e in gran parte del mondo. Poi ogni nazione l’articola a suo modo, però il nostro Paese arriva molto tardi su questo versante, avremmo dovuto farlo prima. E oggi avremmo alle spalle una lunga esperienza che ci avrebbe fatto correggere i limiti ed errori, una sorta di rodaggio che però dobbiamo fare adesso. Essere qui, poter ascoltare le cose come vanno, cosa funziona e cosa no, credo che sia una parte indispensabile del mio lavoro. Rimango convinto che è meglio agire e poi correggere rispetto al non fare».
Grande sostenitore di questo nuovo strumento si è rivelato l’assessore regionale all’Istruzione Bruno Marziano per il quale l’iniziativa di oggi «dimostra che uno dei settori della nostra società con maggiore fermento sia quello della scuola. L’alternanza rappresenta un cambio epocale, la vera sfida dei nostri tempi, grazie alle quale quest’anno abbiamo recuperato 10mila ragazzi dalla dispersione scolastica. Le istituzioni devono fare di tutto per migliorare la performance di questo sistema che sta cambiando la scuola italiana». A fargli eco anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha legato il cambiamento culturale che sta vivendo la città con le trasformazioni che hanno riguardato il mondo della scuola.
«Palermo sta vivendo un momento di grande cambiamento culturale – ha esordito il primo cittadino -, grazie all’accoglienza dei migranti. Una scelta dettata da ragioni umanitarie, ma che sta diventando grande strumento di internazionalizzazione. La vera sicurezza, quindi, si chiama accoglienza e i turisti vengono perché Palermo è diventata un modello di accoglienza, ma se accogli devi farlo bene. Ed ecco il senso dell’alternanza scuola lavoro: serve un cambio di visione. Il lavoro senza una visione è solo mera produzione economica e credo che la scuola di Palermo abbia una visione mentre il mondo delle imprese ancora faccia fatica».
Prima di andar via, il ministro ha risposto pazientemente a tutte le domande sollevate di ragazzi, in particolare sul difficile rapporto tra la Sicilia e il lavoro: «Fino a oggi il governo ha sottoscritto i Patti con la città di Palermo e con la Regione siciliana per fare in modo che ci siano tutte le risorse che sono disponibili anche per questi territori». E poi, su chi ha abbandonato la propria terra in cerca di futuro, ha aggiunto: «Se il partire è una scelta libera allora è un fatto positivo, può essere utilizzata per fare esperienze e per decidere liberamente come costruire il proprio futuro. Se invece si tratta di una costrizione, questo è un problema cui bisogna trovare una risposta che si può dare solo con la crescita economica, con lo sviluppo delle imprese e con le attività collegate».
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