Almaviva, sede chiusa. Stavolta tutti a lavoro da casa «Collaboriamo per chiusura indagine epidemiologica»

A casa o no? Per i dipendenti di Almaviva Contact sembra finalmente arrivato il momento di mettersi alla prova con il lavoro da remoto. «Le sedi sono chiuse», comunica infatti l’azienda. Una decisione che si pone sulla scia di quanto già comunicato venerdì scorso, quando i vertici avevano ribadito che «la cautela verso chi lavora deve essere assoluta, la prevenzione deve essere radicale e i call center a rischio zero». Optando, già nei giorni scorsi, per una scelta netta. Quella di «sospendere entro le prossime 72 ore tutte le attività dei lavoratori nei propri call center sul territorio nazionale, oltre 5mila, che non possano essere gestite attraverso smart working, remotizzando l’operatività presso il domicilio dei lavoratori, modalità già adottata da 3500 dipendenti del gruppo nel settore IT». Una scelta che, sebbene messa in dubbio da una parte degli stessi lavoratori, che qui a Palermo hanno invece denunciato uffici fino a ieri aperti e presunti bonus a chiunque si accollasse uno straordinario, il colosso Almaviva concretizza per prima nel giro di poco. 

È, cioè, la prima volta in assoluto che un servizio ora più che mai così necessario, di priorità nazionale con l’attivazione del 1500, viene spostato in modalità smart working nell’arco di appena 72 ore. Niente affatto una banalità. Perché in appena tre giorni – fatti anche di accese proteste da parte dei lavoratori, pressing dei media e la notizia di una dipendente positiva al Covid-19 a Palermo, si è creata una piattaforma fruibile a tutti i lavoratori da remoto, garantendo un funzionamento in massima sicurezza. Un servizio, per chiarire, che fino a 15 giorni fa nemmeno esisteva, attivato ad hoc per affrontare l’emergenza e tutelare in maniera concreta i dipendenti. Questo è il primo esempio per i call center di servizio totalmente gestito da remoto, un aspetto positivo che difficilmente riesce a emergere tra un’emergenza sanitaria da gestire da un lato e la rabbia e la frustrazione dei lavoratori dall’altro, sempre più preoccupati dalla situazione generale. Una sfida, insomma, che Almaviva sembra aver accettato e messo a punto. E che di fatto, almeno a Palermo, la distingue da altre aziende e competitor che, al contrario, ad oggi lasciano aperte le proprie sedi e i propri uffici. Ma è vero che il bersaglio preferito delle cronache degli ultimi giorni è stato soprattutto il colosso romano. 

Va detto che Almaviva non è fatta solo di lavoratori impiegati al call center, ma anche di tutti i tecnici che stanno dietro le quinte e che in questi giorni non si sono risparmiati, lavorando incessantemente per garantire non solo la sicurezza di tutti ma anche il normale svolgimento del servizio, non deludendo le aspettative dei committenti. «Almaviva Contact torna a confermare la decisione assunta e comunicata di procedere entro la giornata di oggi alla sospensione dell’attività del centro e contestualmente, con la necessaria collaborazione dei committenti, al passaggio in modalità di lavoro remotizzato», recita l’ultima comunicazione ai dipendenti. Mentre, dopo il caso della dipendente positiva, impiegata nella sede di via Cordova – notizia a sentire l’azienda «non pervenuta dal presidio sanitario» -, «la direzione aziendale ha provveduto in via di massima cautela, e nel corso della notte scorsa, ad un nuovo intervento di pulizia e sanificazione dei locali e degli strumenti aziendali». E mentre i dipendenti palermitani cominciano a ricevere le prime mail per comunicare se si è in possesso di cuffie dotate di microfono compatibile col proprio computer, qualcuno si domanda ancora chi e come dovrà fare la quarantena dopo il primo caso di contagio.

«Abbiamo agito in totale affiancamento dell’autorità sanitaria – spiega l’azienda -. In attesa delle richieste e necessarie indicazioni sanitarie, la direzione aziendale ha provveduto in via di massima cautela, e nel corso della notte scorsa, ad un nuovo intervento di pulizia e sanificazione dei locali e degli strumenti aziendali secondo quanto previsto dal Ministero della Salute. In base alle successive indicazioni dell’autorità sanitaria ricevute questa mattina, l’azienda ha trasmesso il riscontro dell’intervento eseguito e sta assicurando piena collaborazione alla più tempestiva conclusione dell’indagine epidemiologica in corso, finalizzate all’adozione delle misure necessarie ed opportune da parte della autorità sanitaria stessa». Non si può, insomma, che aspettare le necessarie indicazioni dalla Direzione sanitaria per sapere come e in che termini agire per la sicurezza di tutti. 

Silvia Buffa

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