Almaviva, nessuna tregua: crollo dei volumi di Sky «Ennesimo Natale orribile, serve mobilitarsi subito»

«Siamo molto preoccupati, non c’è tregua. Mentre ancora si discute in sede ministeriale con Tim e Wind per cercare di trovare soluzioni a salvaguardia del sito di Palermo, si aggiunge un nuovo e inatteso motivo di apprensione: un crollo dei volumi di Sky, pari ad un ulteriore 36 per cento». Eccola l’ennesima novità per i tanti precari di Almaviva, nelle parole preoccupate del segretario generale della Fistel Cisl Sicilia Francesco Assisi. Novità di cui il grande colosso, almeno in linea teorica, dovrebbe dare spiegazione. Mentre il clima, a pochi giorni dal Natale, si fa sempre più nero. «Non è nulla di nuovo, è così purtroppo, questo lavoro è precario. Saremo sempre in balia di un committente che decide di tagliare o meno i volumi di traffico», osserva dal canto suo Maurizio Rosso, segretario generale Slc Cgil Palermo. Eppure, per fare funzionare tutto basterebbe, secondo il sindacalista, davvero poco. 

«Se non si mettono a fuoco, come base, tre-quattro regole fondamentali, non cambierà mai nulla e questo settore sarà sempre così precario, vivrà sempre nel terrore. Questa è solo l’ultima tegola. Basterebbe solo fare rispettare le tariffe contrattuali, che sono fondamentali – spiega Rosso -. Poi una lotta alle delocalizzazioni: c’è un enorme traffico fuori dalla comunità europea. E soprattutto il rispetto dei contratti, che non c’è. I committenti decidono a piacimento che da un certo momento in poi taglieranno il volume del traffico del 50 per cento, per dire. Chiaro che così questo settore non ha dove andare». Mentre, al contrario, potrebbe avere davanti un futuro invece radioso e proiettato nel futuro. «Questo potrebbe diventare il settore dei servizi, con livelli occupazionali destinati a crescere – dice infatti ancora Maurizio Rosso -. Ma senza stabilire delle regole, non si potrà mai cambiare nulla».

«Faccio un esempio – continua -: il costo del lavoro di un call center non può essere inferiore a 0,55 centesimi al minuto, ma ancora si fanno appalti a 0,36 centesimi al minuto invece, non si possono pagare nemmeno i lavoratori. Se il governo non fa rispettare questo, dove dobbiamo andare? Sono anni che diciamo queste cose e anni che, di risposta, non c’è nessun impegno». Eppure nemmeno un mese e mezzo fa, all’ennesimo incontro ministeriale, sembrava essersi parte la possibilità di intravedere spiragli positivi. «C’erano ben tre ministri seduti al tavolo col sindacato, ho pensato “vuoi vedere che hanno capito l’importanza?”, ma non è stato così, siamo sempre qua a fare di mese in mese delle convocazioni, e tutto sembra molto campato in aria rispetto ai volumi, è pazzesca questa cosa – dice Rosso -. Basterebbe quattro passi fondamentali e potrebbe essere un settore con un futuro straordinario». Un settore che, tra l’altro, sta già di per sé cambiando ed è destinato a cambiare ancora, concentrandosi sempre più sull’information technologies.

«Bisognerebbe anche creare un fondo strutturato dedicato al settore, che non esiste al momento. Perché si possa difendere e si possano creare i presupposti per una sua trasformazione e riformare i lavoratori. In questo settore lavorano quasi 100mila persone e oggi il rischio è che il settore al contrario muoia del tutto – osserva con amarezza il sindacalista -. Il governo deve imporre a questi grandi colossi di rispettare i contratti e le tariffe e fare una lotta feroce alle delocalizzazioni, lo ripeto. Ma come al solito questi lavoratori passeranno un Natale orribile, appesi a una precarietà infinita, è devastante e sconcertante». Per questo è già nell’aria l’idea di chiamare tutti a mobilitarsi, scendendo in strada per far sentire la propria voce. In vista soprattutto del prossimo incontro in calendario, quello dell’8 gennaio. «Andremo al ministero con una ferocia e una motivazione uniche».  

«Serve un intervento strutturale sul settore – ribadisce anche Assisi -, in particolare per il rientro immediato dei volumi in Italia, non possiamo sempre inseguire le emergenze contingenti. Senza le necessarie misure a sostegno del comparto rischiamo di perdere migliaia di posti di lavoro al Sud. Il committente Sky ha comunicato un calo di volumi per il primo trimestre del 2020 pari al 36 per cento. Tale diminuzione genera un importante esubero (circa il 60 per cento delle risorse) su una commessa che impiega circa 250 lavoratori – conclude -. Questa flessione di traffico rende insufficiente l’ammortizzatore sociale anche nella misura massima programmabile ed è inspiegabile alla luce dei dati di qualità del sito». 

Silvia Buffa

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