Wind, colosso della telefonia italiano, potrebbe presto abbandonare Almaviva dopo dieci anni. Una nuova gara d’appalto per la gestione del servizio di assistenza ai clienti mette a rischio in particolare i 1700 lavoratori in Sicilia. 470 di questi a Catania – su circa 2500 totali tra stabilizzati e lavoratori a progetto -, e 1200 a Palermo al’interno delle sedi del più grande gestore di call center. «Il problema è che noi, con contratti a tempo indeterminato e un’esperienza che ormai va avanti anche da 15 anni nel settore, costiamo in media 60 centesimi per minuto di chiamata. Troppi a fronte di call center esteri, magari in Albania o in un altro paese dell’est, che magari costeranno 30 centesimi all’azienda», spiega Natale Falà, rsu Cgil dei lavoratori di Almaviva a Misterbianco. Insieme a un centinaio di colleghi questa mattina si è recato a protestare sotto la prefettura.
A parlare con il prefetto si sono recati i segretari di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Comunicazioni di Catania. «In prefettura, a Catania così come in tutta Italia dove contemporaneamente si stavano svolgendo iniziative simili, ci hanno garantito l’invio di una nota nella quale si richiede la regolamentazione per legge, immediata, del settore, in modo da non permettere l’espletamento di gare a ribasso», spiega Giovanni Pistorio, segretario confederale Cgil e responsabile del settore telecomunicazioni.
La palla passa dunque a governo nazionale e soprattutto al Parlamento. E un disegno di legge potrebbe essere presentato a breve dalla deputata del Partito democratico Luisa Albanella, autrice di una interpellanza parlamentare a fine gennaio sul tema. Nel frattempo tra i lavoratori resta la preoccupazione per il futuro, con incertezze che si rincorrono uguali per tutte le aziende. «Oggi è Wind, domani potrebbe essere qualunque altra azienda», spiega Gracy Arena, lavoratrice di Almaviva.
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