Alluvione, le carenze nella cura del demanio fluviale Croce: «Da tre anni fondi europei fermi alla Regione»

«Tra pochi giorni avrei dovuto raccogliere cavoli e finocchi, invece ho perso tutto. Quasi duemila piantine portate vie dall’acqua. Quando sono andato a vedere cosa era accaduto non credevo ai miei occhi». Per Stefano Ottimo, tra i coltivatori che ieri hanno subito più danni a causa dell’alluvione che ha piegato il Calatino e parte della provincia siracusana, il tempo è qualcosa ancora legato al corso delle stagioni. Nel giro di pochi mesi cambiano le condizioni dei campi, mutano le sementi e i colori di ciò che la terra produce. A lui e alle centinaia di produttori costretti a fare i conti con la furia dell’acqua, non è facile spiegare che, a distanza di tre anni dall’approvazione di un elenco di interventi da finanziare per la manutenzione degli alvei di fiumi e torrenti, sia stato fatto ben poco.

Era la fine di novembre 2015 quando il dipartimento regionale all’Ambiente accoglieva i suggerimenti provenienti dalle sedi del Genio civile. Opere da finanziare con cifre che andavano da poche decine di migliaia di euro a oltre mezzo milione. «Il mio terreno in alcuni punti dista appena quaranta metri dal letto del fiume – racconta a MeridioNews l’imprenditore -. Ieri, appena la pioggia è diminuita, sono andato a constatare i danni e la scena è stata impietosa. Ci si sente un po’ abbandonati». Il San Leonardo ha esondato in diversi punti, provocando numerosi allagamenti. Una scena simile da queste parti era stata vista a gennaio dello scorso anno, quando le acque del fiume inondarono soprattutto gli agrumeti della zona.

Nonostante la portata eccezionale del fenomeno atmosferico di ieri, quanto accaduto porta a chiedersi se i danni sarebbero maggiormente contenuti se si intervenisse nella riduzione delle condizioni di rischio. A tal proposito in primavera la giunta Musumeci ha istituito l’Autorità di bacino, ramo dell’amministrazione pubblica a cui competerà la gestione del distretto idrografico dell’Isola, e per l’occasione ha stanziato circa sei milioni con cui finanziare interventi sul territorio. Una somma per molti decisamente bassa rispetto alle necessità, ma che rappresenta comunque una prima assoluta nella pianificazione finanziaria della Regione. Di quella cifra, però, al momento non è stato fatto nulla anche per via di una serie di intoppi burocratici che hanno reso necessario il trasferimento dei capitoli di spesa in un primo tempo assegnati al dipartimento Territorio e Ambiente. Tuttavia, proprio il giorno prima dell’alluvione, il presidente Musumeci ha annunciato i primi interventi che verranno effettuati per un totale di cinque milioni. «La sicurezza del territorio – ha detto – è uno degli impegni programmatici del mio governo. Per troppo tempo gli alvei dei corsi d’acqua sono stati abbandonati, senza manutenzione ordinaria né straordinaria. Stiamo intervenendo per recuperare il tempo perduto».

Tra i corsi d’acqua inseriti nell’elenco divulgato dal governatore – tutti lavori che dovrebbero essere fatti in regime di somma urgenza – c’è pure il fiume San Leonardo. Come detto, però, di risorse per letti e argini di torrenti e fiumi, ce ne sarebbero già da anni. Sono contenute nell’elenco di progetti che avrebbero beneficiato dei fondi europei legati al Piano di azione per la coesione. Altri sei milioni per ventotto interventi ritenuti prioritari, ai quali se ne aggiungeva quasi un centinaio messo da parte in attesa di individuare nuove forme di finanziamento. A gestire oggi quei fondi è il commissario straordinario per il rischio idrogeologico, Maurizio Croce, che all’epoca dell’approvazione del decreto era assessore regionale al Territorio. «Fino a marzo di quest’anno la gestione concreta delle somme spettava alle singole sedi del Genio civile – dichiara Croce, che all’epoca della firma del decreto era assessore regionale al Territorio -. Non saprei dire in questo momento quanti interventi siano stati già fatti, direi non molti. Sicuramente fino a novembre 2017 (quando Croce ha concluso l’esperienza da assessore, ndr) non erano stati utilizzati». 

Simone Olivelli

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