Allo Stabile arrivano 100mila euro dal Comune Dipendenti: «Possibile riapertura, teatro è vivo»

Trascorso un mese dall’inizio dell’occupazione e del blocco delle rappresentazioni, il teatro Stabile di Catania potrebbe tornare in funzione nonostante resti in crisi profonda. «Vogliamo dimostrare che è ancora in vita. E che può essere salvato», annuncia a MeridioNews Antonio Giardinieri, sindacalista della Cigl nonché uno dei lavoratori che porta avanti la protesta all’interno della struttura. L’idea, che sarà discussa nei prossimi giorni, viene lanciata il giorno in cui l’ente riceve circa 100mila euro dal Comune. I dipendenti però sostengono che solo l’impegno della Regione a stanziare un contributo straordinario di diversi milioni potrebbe permettere al teatro di sopravvivere. 

L’intenzione è trovare «forme di protesta alternativa», spiega Giardinieri. L’occupazione, che il sindacalista preferisce chiamare «assemblea permanente», ha portato tanta attenzione sulle difficoltà dell’ente e sulla condizione dei suoi dipendenti. Come conseguenze però – oltre alla stanchezza che sente addosso chi dentro la struttura di via Giuseppe Fava vive da più di trenta giorni – non ne è arrivata nessuna di risolutiva. Da qui un possibile cambio di strategia, nella direzione dell’invito fatto dal presidente Salvo La Rosa: «Metteremo ai voti la possibilità di uscire da queste mura – precisa Giardinieri – o comunque organizzare degli eventi di solidarietà per dimostrare che non vogliamo la morte del teatro ma stiamo facendo di tutto per tenerlo in vita». Obiettivo che però i lavoratori sostengono di non potere raggiungere da soli: «Noi siamo le vittime. lo Stabile rappresenta il pane che fa vivere le nostre famiglie. Solo la Regione può salvarlo». 

Quelle che chiedono è lo stanziamento di un contributo straordinario che copra almeno i sette milioni di euro di disavanzo emersi nell’ultimo bilancio e permetta «oltre al pagamento degli stipendi arretrati, anche di dare la prospettiva di un rilancio futuro». In questo quadro, i fondi stanziati dal Comune «sono un’inezia che non è paragonabile nemmeno a una boccata d’ossigeno», sostiene il sindacalista. Dal punto di vista economico «non sono sufficienti a coprire per intero nemmeno le paghe di dicembre», la mensilità meno importante delle sei arretrate. Tuttavia rappresentano «un minimo segnale di attenzione da parte delle istituzioni. È un primo passo al quale ne devono seguire altri, necessariamente», aggiunge Giardinieri. Anzitutto «un tavolo di concertazione, attorno al quale riunirsi per studiare un piano di risanamento complessivo». Che potrebbe passare anche dall’ottenimento di altri fondi, quelli messi a disposizione dal ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo. Il governo ha infatti di recente aumentato del 30 per cento il contributo rivolto agli enti che si occupano di cultura. 

Marco Di Mauro

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