Nessuna nuvola, cielo azzurro e 20 gradi sotto il sole. Al Comune di Catania si discute di allerta meteo. All’interno della sala Vincenzo Bellini – al secondo piano del palazzo comunale – ci sono quattro lunghi tavoli disposti a cornice rettangolare. Dietro i segnaposto siedono sindaci e rappresentanti dei Comuni che fanno parte della città metropolitana di Catania, autorità, membri dell’associazione nazionale Comuni italiani ed esponenti della giunta catanese. Sono oltre una cinquantina. A capotavola c’è il sindaco Enzo Bianco, alla sua destra il responsabile nazionale della protezione civile Fabrizio Curcio, alla sua sinistra quello regionale Calogero Foti. Al centro della discussione le proposte per migliorare il sistema di gestione degli allarmi legati al maltempo.
Quasi tutti gli invitati alla riunione indossano la fascia tricolore. Qualcuno guarda lo smartphone, altri prendono appunti, altri ancora seguono annuendo con la testa alle parole del sindaco e prima ancora di Foti. Tre sono i temi messi sul tavolo – che accomunano i diversi interventi al microfono – per migliorare l’attuale macchina organizzativa sugli allarmi maltempo. Anzitutto l’analisi delle infrastrutture «esistenti o da costruire per evitare che le città – dice Bianco – vengano inondate dalle acque o soffrano le altre problematiche legate alle piogge e alle condizioni meteo». Poi anche le proposte per migliorare l’efficacia delle previsioni, già al centro di critiche le scorse settimane. «È da valutare la possibilità di installare un impianto radar – continua il primo cittadino – per monitorare meglio le condizioni della costa nordafricana».
Le poche informazioni che proverrebbero da quella specifica zona del Mediterraneo sarebbero «la causa dell’incertezza e degli sbagli che affliggono le previsioni sulle quali si basa il sistema di allerta». L’ultimo capitolo analizzato nella conferenza tocca la pianificazione della fase operativa. «Le allerte e i provvedimenti comunali che seguono gli allarmi – come la chiusura delle scuole, continua Bianco – non devono servire solo per scaricare su altri le responsabilità». L’invito rivolto dal primo cittadino ai presenti alla riunione è «a una maggiore collaborazione e partecipazione alle scelte», mentre ai tecnici e ai responsabili della protezione civile «a migliorare la zonizzazione della Sicilia, da suddividere in aree più strette e particolareggiate in base alle specifiche criticità».
Dalla finestra aperta sulla sala comunale – che dà su piazza Duomo – entra il caldo della cosiddetta estate di San Martino. «Catania sarà la città pilota per sperimentare i nuovi metodi e tecnologie – conclude Bianco – da utilizzare poi su tutto il resto del territorio nazionale». Fuori dalla sala Bellini, il responsabile della protezione civile nazionale Fabrizio Curcio aggiunge: «Siamo qui per migliorare la comunicazione verticale tra livello locale, regionale e nazionale». Il sistema di allerta meteo italiano «è tra i più evoluti al mondo – continua – ma deve fare i conti con la fragilità di un territorio dissestato e con la naturale imprevedibilità delle previsioni del tempo». E conclude il suo parere con un esempio: «Anche con l’allerta rossa – massimo allarme -, un sindaco non è costretto a chiudere una scuola se questa è sicura».
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