Allarme cinghiali, da Ars ok a legge per abbattimento Per Lav «carneficina»: «Stop a logica emergenza»

Per la Lav è la pianificazione di «una carneficina», per il Governo Crocetta «una norma fondamentale» che permette di dare «una risposta ad agricoltori e popolazione». L’Assemblea regionale siciliana ha approvato un provvedimento predisposto d’urgenza dall’Esecutivo, che consente di abbattere o catturare cinghiali e altri animali selvatici o inselvatichiti «ai fini della tutela della biodiversità nonché per gravi e urgenti ragioni di interesse pubblico». Un solo articolo per un testo snello, che arriva dopo anni di attese e di allarmi lanciati, soprattutto dai sindaci delle Madonie, che da tempo ormai denunciano i pericoli della riproduzione incontrollata dei suidi nei loro territori.

Gli animali, alla ricerca di cibo, giungono sempre più spesso al confine con il centro abitato, con grave pericolo per gli animali domestici e per le colture. Sabato scorso con la morte di un pensionato di 77 anni e il ferimento della moglie, andata inutilmente in soccorso del marito e rimasta ferita all’addome e agli arti, l’emergenza cinghiali è tornata drammaticamente d’attualità. I piani di cattura o abbattimento sono consentiti «nel caso di abnorme sviluppo di singole specie tale da compromettere gli equilibri ecologici o tale da costituire un pericolo per l’uomo o un danno rilevante per le attività agrosilvopastorali».

Nei parchi, nelle riserve e nelle aree della rete Natura 2000, si legge ancora nel testo che ha ottenuto il via libera, «eventuali prelievi faunistici e abbattimenti selettivi sono limitati a quelli necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dal gestore dell’area protetta, avvalendosi di specialisti del settore con comprovato curriculum scientifico ovvero professionale, tali attività non costituiscono in nessun caso esercizio di attività venatoria». Specifici corsi serviranno a formare il personale delle aree protette.

Ma per la Lav la guerra dichiarata dalla Regione ai cinghiali altro non è che «un provvedimento emergenziale». Che nulla a che vedere con un piano a lungo termine. Perché la presenza di questi animali sull’Isola non è «una novità» spiega Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali selvatici, secondo il quale «le amministrazioni che oggi chiedono lo sterminio» erano a conoscenza di questo problema «almeno dal 2009».

Occorre, allora, che l’Italia superi le «impacciate logiche dell’emergenza» e metta in campo «efficaci azioni preventive», attuando «un controllo della fertilità di questi animali piuttosto che pianificare una carneficina e mettere in vendita la carne di questi animali, trincerandosi dietro discutibili ragioni di sicurezza». «Affermare poi che quanto accaduto dimostrerebbe che i cinghiali sono troppi – aggiunge -, non ha alcun senso perché il recente tragico incidente sarebbe potuto accadere anche se quel cinghiale fosse stato l’unico presente in tutta la Sicilia».

L’emendamento diventato legge per l’assessore regionale all’Agricoltura, Rosaria Barresi, invece, è «una norma fondamentale». Il censimento e l’eventuale prelievo selettivo della fauna selvaggia permette di dare «una risposta agli agricoltori e alla popolazione – aggiunge -. I cinghiali hanno alterato l’ecosistema. Necessita una rivisitazione della legge 33 del 97 in materia di tutela della fauna e alla difesa dei danni in agricoltura che è già stata fatta in tutte le altre regioni italiane». Una teoria che non convince, però, l’associazione animalista, secondo la quale la Regione siciliana «sembra non avere alcuna certezza circa l’ammontare effettivo della popolazione di cinghiali all’interno del Parco delle Madonie, indicata attraverso fonti di stampa in 5mila secondo un censimento del 2012, ma che secondo altri ammonterebbe a 10 mila unità, eppure annuncia una guerra contro questi ungulati ricorrendo all’uso di provvedimenti emergenziali che nulla hanno a che vedere con quanto accaduto a Cefalù».

Rossana Lo Castro

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