La denuncia è forte. Non solo per i contenuti, ma anche per la sua matrice del tutto trasversale. A sganciare la bomba sono due consiglieri comunali di fronti opposti: Angelo Figuccia, di Forza Italia e Orazio la Corte, eletto tra le fila Idv ed ora esponente del gruppo Leva democratica.
Oggetto: l’Amat, la municipalizzata che si occupa di trasporto urbano, di cui, peraltro la Corte, che è anche un ex sindacalista dei Cobas, è dipendente.
«L’Amat si sta avviando verso lo sfascio, e la colpa è tutta degli attuali amministratori» dicono i due consiglieri. Che entrano nel dettaglio parlando, senza eufemismi, di disservizi colposi, come i dipendenti che restano dietro la scrivania invece di guidare gli autobus, e di sprechi notevoli. A cominciare dai 200mila euro spesi per i cellulari di servizio, per continuare con le oltre 3mila giornate di permesso sindacale di cui usufruiscono le principale sigle.
Un quadro che, in tempi di vacche magre e con una pressione fiscale al massimo per i palermitani, suscita non pochi interrogativi:
«Ieri abbiamo effettuato una visita ispettiva presso la sede dell’Amat di via Roccazzo e, a distanza di qualche mese dalla nostra ultima ispezione, nulla è cambiato, anzi sono aumentate le criticità, a cominciare dal numero degli autobus che ogni giorno circolano per la città. Su 237 vetture funzionanti,- raccontano i due consiglieri- ne escono in strada soltanto 217, mentre le restanti 20 restano in deposito perché mancano gli autisti, destinati, nelle ultime settimane, a svolgere il ruolo di controllori sui bus. Ma perché l’azienda non utilizza tutti i dipendenti dichiarati inidonei alla guida che restano comodamente in ufficio a scaldare qualche scrivania, invece di utilizzare quelli che ancora potrebbero guidare? Un bel mistero che nessun componente del Consiglio d’amministrazione è stato capace di spiegare».
Quindi il capitolo sprechi:
«Come se non bastasse, resistono strenuamente a qualunque taglio i tantissimi sprechi che ancora adesso appesantiscono le casse dell’Amat, a cominciare dai 200 mila euro spesi ogni anno per i cellulari di servizio o dalle oltre tremila giornate di permesso sindacale retribuito concesse annualmente alle cinque sigle maggiormente rappresentative dentro l’azienda. Per continuare con lo spreco del rifornimento degli autobus a metano in un distributore privato allo Zen, quando basterebbe riattivare quello esistente all’interno della rimessa di via Roccazzo. E a certificare che i conti ormai non tornano più è stata, nelle scorse settimane, la stessa Giunta comunale, che ha rilevato uno sforamento del contratto di servizio di ben 4 milioni e mezzo di euro, cifra che gli attuali vertici aziendali devono provvedere a risparmiare con una serie di tagli».
«Da lunedì prossimo – concludono Figuccia e La Corte – faremo ogni settimana una visita ispettiva all’Amat per sollecitare la nomina del nuovo direttore generale e per accertare che i componenti del consiglio di amministrazione mettano in pratica tutti i tagli necessari per evitare il fallimento dell’azienda».
Abbiamo provato a contattare l’Amat per una eventuale replica, ma senza successo.
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