Allagamenti, rabbia al S. M. Goretti «Stavolta i disagi li creiamo noi»

Non fosse per gli abitanti che protestano vivacemente, con l’acqua piovana fino alle ginocchia, quello di Santa Maria Goretti sembrerebbe un villaggio fantasma. Dopo le forti piogge di ieri notte, per l’ennesima volta le fognature non hanno retto, facendo sì che si riproponesse la vecchia storia del quartiere galleggiante, completamente invaso dall’acqua senza soluzione di continuità. Stavolta, però, il livello di sopportazione di chi abita nella zona è arrivato al limite. Cassonetti gettati in mezzo alla carreggiata e tutte le via d’accesso all’aeroporto chiuse al traffico. «Da qua non passa nessuno», garantiscono i manifestanti del rione, controllati a vista dalle forze dell’ordine.

In queste ore, il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli ha annunciato che lunedì chiederà il riconoscimento dello stato di calamità naturale, «quando saremo in grado di fare una stima complessiva dei danni, che comunque sono ingenti», ha detto.

Momenti di tensione nella mattinata, quando un pulmino con un equipaggio aereo ha tentato di superare il blocco. A quel punto, il clima s’è fatto più teso e alcuni pugni dei contestatori hanno colpito un finestrino, che è andato in frantumi ferendo lievemente una hostess. «So che l’hanno portata all’ospedale – afferma l’uomo che ha infranto il vetro – Mi dispiace, ma la colpa è stata dell’autista, che voleva andare avanti per forza».

«Protestiamo così perché questo è l’unico modo che abbiamo per attirare l’attenzione», sostiene un altro residente. «Ogni volta che piove è sempre la stessa storia e non ce la facciamo più – continua – Noi viviamo in una situazione di disagio, quindi per farci ascoltare lo creiamo agli altri». «Ci sono i mondiali di scherma, che impressione diamo al mondo che ci vede ridotti in queste condizioni?», si lamenta un terzo catanese del Villaggio. La risposta gliela forniscono un paio di giovani turisti anglosassoni, che si fanno fotografare in mezzo alla strada, sorridenti. Sullo sfondo, un metro d’acqua che assedia le case, a mo’ di folklore.

Il proprietario del minimarket della zona, poi, non sa più da che parte cominciare a spalare via il fango. «Ci sono nato e cresciuto in questo quartiere, solo io posso sapere quanto lo amo, ma mi stanno costringendo a trasferirmi – racconta – Oppure ad andare a rubare, ché tanto ogni volta che cascano due gocce per sistemare i danni devo spendere tutto quello che ho guadagnato». Un amico ironizza in dialetto, guardandosi attorno: «Mettiti a pescare», gli dice.

I volontari della Protezione civile, intanto, tirano via l’acqua con le pompe. «Non sappiamo quanto tempo ci vorrà affinché tutto torni normale – dicono – Anche se tanto è inutile, visto che se continua a piovere domattina dobbiamo tornare di nuovo qua». «E certo – interviene un passante – L’importante è, come al solito, liberare l’aeroporto. Di noi che abitiamo qua non importa niente a nessuno. Stamattina, dopo che hanno sistemato la situazione al terminal degli arrivi, l’autopompa se n’è andata; li abbiamo fermati e ci hanno detto che andavano a fare benzina e tornavano. Non li abbiamo più visti».

Eppure, il problema degli allagamenti al Santa Maria Goretti doveva essere risolto: a febbraio, tra grandi proclami di successo, il sindaco Raffaele Stancanelli aveva presentato alla città il completamento dei lavori dei canali di scolo della zona. Realizzati dalla Icom spa, proprietaria del vicino centro commerciale, per Stancanelli i nuovi 1900 metri di argini rappresentavano «un intervento fondamentale per la riqualificazione del quartiere». Un milione di euro spesi, senza alcun risultato. Soldi gettati, anziché al vento, nella fogne.

Luisa Santangelo

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