Alla scoperta di una Sicilia inedita con Borghi dei tesori fest «Obiettivo è rigenerazione e sviluppo sostenibile dei luoghi»

Dalla visita a una casa rabbinica alla scoperta di una tomba dei re sicani e dell’unico monastero basiliano antico del Sud Italia; dall’ascolto della voce della memoria tra le rovine di una ghost towns all’osservazione da vicino degli ultimi grifoni; da un momento di riposo sotto un ulivo vetusto di 1800 anni o tra i banchi di una scuola di un secolo fa alla sorpresa di una pianta a forma di cuore che abbraccia il muro di un’abbazia; da un giro in barca per perdersi tra due mari a una passeggiata per contare quanti borghi possiedono un rabat arabo o quante sorgenti e fontane ci siano tra le viuzze. E poi l’assaggio di una pizza antica fatta insieme, l’esperienza di riempire un cannolo gigante, di vedere cesellare un gioiello, di cucinare il cudduruni, di raccogliere le pesche e di partecipare alla vendemmia. Questo e tanto altro si potrà fare durante il Borghi dei Tesori Fest: un evento alla scoperta di una quarantina di piccoli e inediti comuni siciliani, spalmati in otto diverse province, che inizia oggi sabato 20 agosto e che continua anche nei prossimi fine settimana, 27 e 28 agosto e 3 e 4 settembre. 

Nell’evento, che è una costola delle Vie dei Tesori, sono coinvolti 400 siti che, tra passeggiate ed esperienze, saranno 500 giovani a raccontare una Sicilia sconosciuta. Cinque sono le new entryMontevago (Agrigento), Alcara Li Fusi (Messina), Chiusa Sclafani e Piana degli Albanesi (Palermo) e Calatafimi Segesta (Trapani). Sedici saranno i borghi nel Palermitano, otto i piccoli comuni dell’Agrigentino, due nel Nisseno, uno ciascuno nelle province di Enna, di Siracusa e di Trapani; due nel Catanese e sei nel Messinese. In tutto una quarantina di borghi che vogliono intraprendere azioni di rigenerazione, ripopolamento e sviluppo sostenibile. Nell’Agrigentino ci sono Bivona, Burgio, Caltabellotta, Montevago, Naro, Sambuca, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina; nel Nisseno si andrà alla scoperta di Sutera e Vallelunga Pratameno; nel Catanese si potranno visitare Licodia Eubea e Piedimonte Etneo; nell’Ennese si salirà a Centuripe. Nel Messinese si potrà passare da Alcara Li Fusi, Frazzanò, Graniti, Mirto, San Piero Patti e Savoca. Nel Palermitano a essere coinvolti sono Baucina, Blufi, Caccamo, Castronovo, la novità Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Gangi, Geraci Siculo, Giuliana, Isnello, Petralia Soprana, Piana degli Albanesi, Pollina, Prizzi, San Mauro Castelverde e, dal prossimo fine settimana, anche Vicari. Chiudono Siracusa, con Portopalo di Capo Passero; e Trapani dove debutta Calatafimi Segesta.

Agrigento. Si parte dall’arroccata Caltabellotta dove una studiosa è riuscita a ridisegnare l’antico quartiere ebraico. Qui si potrà visitare, per la prima volta, la casa rabbinica e i resti della sinagoga. A Montevago ci si potrà inoltrare tra le macerie della Matrice lasciate dal terremoto che sono state trasformate in un museo a cielo aperto. La barocca Naro mostra la sua Bibbia poliglotta; a Sant’Angelo Muxaro si visiterà il regno antico di Kokalos e a Santo Stefano di Quisquina si andrà in pellegrinaggio dalla Santuzza; a Sambuca si tornerà sulle sponde del lago Arancio per visitare il fortino di Mazzallakkar riemerso ancora una volta, ma stavolta ci sono anche un antico convento e un palmento preistorico. A Bivona si potrà partecipare alla raccolta nei pescheti e assaggiare le marmellate. A Burgio saranno visitabili per la prima volta percorsi che portano nel cuore antico del borgo.

Caltanissetta. Durante la visita nel borgo di Sutera ci si potrà affacciare dal balcone della Sicilia e si potranno visitare Li figureddi – affreschi dalla datazione incerta in una cappella che in passato era una tomba sicana – che sono stati appena restaurati. Nel museo etnoantropologico di Vallelunga Pratameno si potrà andare alla scoperta delle botteghe degli artigiani che sono state ricostruite e sedere tra i banchi di un’aula scolastica di fine Ottocento ricevendo anche una pagella monarchica.

Catania. Da un borgo che si distende alle pendici dell’Etna a uno che è adagiato sulle colline a nord dei monti Iblei, da un capo all’altro della provincia etnea. A Piedimonte Etneo, un borgo giovane nato a metà del ‘600, si potrà salire sul campanile e poi dirigersi verso le due frazioni gemelle di Borgo Presa e Borgo di Vena per ascoltare la storia della Madonna che fermò la lava e partecipare a degustazioni e visite alle cantine. A Licodia Eubea si potrà andare alla ricerca di origini paleolitiche e visitare l’affresco della Grotta dei Santi. Non distante, nel territorio di Vizzini, c’è la Cunziria: un’altra ghost town, un borgo dove viveva una grande comunità di conciai. Qui tra le case diroccate e la chiesa, si possono ancora visitare le vasche per la concia delle pelli. 

Enna. Ad aprire le porte sarà il borgo di Centuripe dove si potranno visitare due chiese che sono merletti barocchi. 

Messina. A Mirto ci si potrà perdere tra pizzi e merletti, sparati e damaschi, ma ci sarà anche uno strano personaggio che aprirà il suo libro segreto, colmo delle firme di chi è passato dall’elegante Grand Hotel et Des Palmes di Palermo. Arrivando sui Nebrodi ci sono poi i borghi più piccini con conventi che affiorano dai boschi: a Frazzanò, San Filippo di Fragalà è tra i più antichi monasteri basiliani del Sud; a San Piero Patti si potrà passeggiare tra i vicoletti di Arabite, che era una vera e propria casbah araba. La new entry del festival è Alcara Li Fusi dove, nel terzo fine settimana, si potrà arrivare fin dove nidificano i grifoni. Dai Nebrodi ci sposta ai Peloritani: di Graniti – che si muove tra pini e coloratissimi murales – s’innamorò perdutamente Francis Ford Coppola che qui girò alcune scene de Il padrino, come anche nella vicina Savoca, dove in una sezione apposita del museo antropologico, è conservato anche il ciak battuto sul famoso set. Dal prossimo fine settimana, si potrà visitare anche la cripta con le 17 mummie di notabili del posto. 

Palermo. A Contessa Entellina si potrà visitare l’abbazia, ma anche una masseria fortificata e partecipare sia alla vendemmia che alle degustazioni al tramonto, o visitare cantine, caseifici, apicoltori, pollai all’avanguardia. A Giuliana, che vive all’ombra del suo castello, rivivranno Federico II e le donne che lui amò, in una serie di visite teatralizzate. La new entry Chiusa Sclafani conserva ancora intatto il suo cuore medievale e si perde tra monasteri, abbazie e palazzi nobiliari. A Prizzi, il più alto borgo dei Sicani, si potranno osservare tantissime chiese e i reperti archeologici dell’antica Hyppana. A Castronovo, abitata sin dai tempi preistorici come testimoniano arcosoli e tombe, ci si potrà muovere tra abbeveratoi, resti di mulini ad acqua, fontane, cannoli e lavatoi. Sulle Madonie, poi, si arriva a Blufi che aprirà il suo santuario nato lì dove sgorga un olio miracoloso, che in primavera è immerso in un mare rosso di papaveri. Ma la vera patria delle olive è San Mauro Castelverde dove si scopriranno le differenze tra i frantoi nel corso dei secoli e ci si potrà riposare sotto l’ulivo Matusalemme che ha 1800 anni. A Petralia Soprana spunteranno gli stendardieri per provare a fare roteare una bandiera. Poi si potrà fare una passeggiata a Geraci Siculo, un borgo sospeso sul vuoto, e a Gangi che è invece una montagna vestita di case, tra musei delle tradizioni contadine, palazzi baronali con misteriosi simboli alchemici e i capolavori di Gianbecchina. Da Isnello partirà una passeggiata che, attraverso una stretta fenditura di roccia, arriverà ai ruderi del castello. A San Michele si potranno visitare le chiese e scoprire un soffitto ligneo settecentesco. A Baucina, insieme alle donne del paese, si potrà provare l’esperienza di preparare il cuddiruni. Inoltre, sarà possibile osservare la vara di Santa Fortunata finanziata dagli emigrati. A Caccamo si potrà scoprire pavimento di oltre 5000 mattonelle dai colori vivaci – che rappresentano paesaggi, animali e angeli – nella chiesa-salotto di San Benedetto alla Badia. A Piana degli Albanesi si potranno ascoltare le persone parlare la lingua arbëreshë mentre spiegano sia come nasce il cannolo che come si cesellano antichi gioielli finissimi. A Pollina si potrà incontrare chi raccoglie la manna.

Siracusa. A Portopalo di Capo Passero si capirà cosa era il garum romano, ma si potrà anche prendere una barca per raggiungere un’isola nell’Isola.

Trapani. A Calatafimi Segesta, per questo primo fine settimana, si deve rinunciare alla Matrice e all’orologio recuperato perché, solo poche ore fa, sono stati lambiti dagli incendi. Nel frattempo, però, si potrà partecipare a numerosi laboratori artistici e si potranno visitare i Giardini della Kaggera, un eden incontaminato che accoglie antichi mulini, i giardini di arance, l’antico lavatoio del lino di contrada Canale e le zachie arabe. A breve distanza, si potrà anche partecipare agli spettacoli del Segesta teatro festival, godendo dello sconto solitamente riservato ai residenti.

Marta Silvestre

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