«Spero soprattutto che sia stimolato, in ognuno di coloro che guardano, quel salto emotivo che trascende i dati descrivibili. Questo è il fine ultimo della mia arte». Con queste parole il pittore Lucio Pozzi parla delle sue opere, come un vissuto che travalica i limiti dei dati sensibili per giungere a livelli più profondi dell’esperienza estetica. Una mostra che ripercorre le vicende creative di Pozzi dagli anni Sessanta fino a oggi sarà inaugurata oggi alle 18 a Palermo presso la Rizzuto Gallery, con un testo critico di Marcello Carriero. Un’occasione per scoprire l’arte del grande pittore milanese naturalizzato americano che per la prima è impegnato in una personale nel capoluogo siciliano.
Dopo gli studi di architettura a Roma, Lucio Pozzi negli anni Sessanta si trasferisce negli Stati Uniti, ottenendo la cittadinanza americana. Grande e instancabile sperimentatore di tecniche e linguaggi, nelle sue opere giovanili si riflettono le grandi correnti artistiche europee – Cubismo, Surrealismo, Metafisica – su cui ha innestato la conoscenza dei grandi artisti e movimenti americani, dall’Espressionismo Astratto alla Scuola di New York, dall’Arte Concettuale a Fluxus, per approdare a una ricerca eclettica ma intimamente coerente che rifiuta criteri rigidi ed etichette.
Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche, e sono esposte in importanti musei come il Museum of Modern Art di New York, il Museum of Contemporary Art di Chicago, il Whitney Museum of American Art, per citarne alcuni.
Coerente con il suo tempo e la sua ricerca, Pozzi ha sempre considerato centrale il problema linguistico della pittura, sia nella sua componente dialettica di segno e superficie, sia nella funzione di connotato emotivo del colore. Questa duplice indagine Pozzi la esplica in forme molteplici in cui l’immagine è sempre legata alla natura fenomenica, sebbene a volte del tutto secondaria nella soluzione visiva. Attraverso un sistema di figure retoriche, Pozzi mostra «le diverse declinazioni della pittura – spiega Marcello Carriero –, più in generale per attivare tramite accurate ambientazioni particolari contesti emotivi. Figure che Pozzi adotta sotto forma di installazioni, dipinti, video, ambientazioni architettoniche, performance. Non si può negare – continua Carriero –, che le metodologie messe in atto da Pozzi non seguano una puntuale dicitura. Rotazioni, Tracce, Rilocazioni, traslochi pesanti sono, infatti, i nomi di figure e artifici e non modalità di manipolazione della materia. In queste figure – conclude – il gesto dell’artista è parte integrante dell’opera così come lo sguardo del pubblico che lo ricompone nella sua fragranza riconnettendolo a un’idea».
La mostra sarà visitabile fino al 2 settembre, dal martedì al sabato dalle ore 16 alle 20. Ingresso libero.
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