Alla Piana di Catania è sempre allarme ladri di arance Agricoltore: «Abbiamo paura di entrare nei nostri terreni»

Alla Piana di Catania ci sono terreni in cui si muore per le arance. Sono gli stessi in cui gli imprenditori agricoli tentano di costruire delle trincee per evitare che i loro terreni vengano saccheggiati dai ladri. «Abbiamo anche paura di entrare nei nostri agrumeti – ha confidato l’agrumicoltore di Scordia Pietro Parisi, durante la trasmissione Direttora d’aria – perché ci assalgono, ci vengono addosso con le macchine e poi scappano». Anche lui di recente è stato vittima di questi furti per cui è stata Coldiretti Sicilia a lanciare un nuovo allarme. «È un problema sociale che non riguarda solo il comparto agrumicolo ma segue la stagionalità», ha commentato il presidente di Coldiretti Catania Andrea Passanisi. Una questione che costa migliaia di euro agli agricoltori perché al valore della merce che viene portata via bisogna aggiungere quello dei danneggiamenti delle strutture, dai cancelli alle reti fino alle telecamere di sorveglianza. Dall’associazione è arrivata la richiesta di maggiore controllo delle aree rurali per evitare che siano gli imprenditori agricoli a doverci pensare di tasca propria. 

Ma anche per evitare che la battaglia tra guardie e ladri finisca in tragedia. Come avvenuto la notte tra il 9 e il 10 febbraio del 2020 in contrada Xirumi, nella zona della Piana a cavallo tra le province di Catania e Siracusa, quando sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco Massimo Casella e il 18enne figlio della sua compagna Agatino Saraniti ed è stato ferito gravemente Gregorio Signorelli. Per quella vicenda, adesso sono a processo per il duplice omicidio e per il ferimento il custode Giuseppe Sallemi e il pensionato Luciano Giammellaro. «Dopo quell’episodio per un periodo non ci sono più stati furti – ha detto Parisi – anche durante la fase del lockdown erano diminuiti ma poi si sono triplicati». E anche lui ne ha subiti diversi. «I sacrifici di una vita messi a rischio così. Mediamente si portano via mille chili di frutti con una sola macchina che equivalgono per noi a circa mille euro e, in più – ha aggiunto – ci lasciano ingenti danni perché rompono le reti e, armati anche di flex elettrici, tagliano i cancelli e fanno saltare anche i sistemi di sicurezza». 

Una situazione a cui si aggiunge la mancanza di controlli nelle aree rurali. «Siamo in balia di nessuno – è la denuncia del produttore agricolo – e anche quando denunciamo, il timore è che la questione finisca nella negligenza di chi li percepisce come reati minori». E, invece, così non è. «Da una parte, bisogna sensibilizzare anche le forze dell’ordine – ha detto il presidente di Coldiretti Catania – affinché si incrementino i controlli per tutelare gli agricoltori che in una notte vedono svanire il lavoro e i sacrifici di anni; dall’altra parte, serve anche che i consumatori siano consapevoli». Perché spesso quella merce rubata finisce per essere venduta nei camioncini abusivi che affollano gli angoli delle strade. «Quando nei cartelli sono esposti prezzi troppi bassi – ha concluso Passanisi – bisogna avere chiaro che c’è qualcosa che non quadra e che si finisce per alimentare un mercato nero che frutta miliardi alla criminalità». 

Marta Silvestre

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