«Alitalia via da Catania? Contentissimi» I tour operator aspettano le low cost

«Finisce un’epoca e siamo contentissimi». Mentre i politici siciliani fanno a gara nel rilasciare commenti preoccupati per la decisione di Alitalia di tagliare le rotte dalla Sicilia al Nord Italia, di tutt’altro avviso è chi lavora nell’ambito del turismo e del traffico aereo fa un fattore di vitale importanza per la sua attività. Salvo Zappalà è il titolare della nota catena di alberghi di lusso Ibis Styles, presenti ad Acireale e Palermo. Già presidente di Federturismo Sicilia e importante tour operator, Salvo Zappalà è oggi uno dei membri più rappresentativi del Tavolo per le imprese. «Finalmente quello che è stato per decenni un monopolio e che è caduto pezzetto dopo pezzetto, finisce definitivamente – spiega – non dobbiamo piangere, anzi, per noi operatori del settore turistico siciliano sarà un grande vantaggio perché il posto di Alitalia verrà preso da nuove compagnie».

Sono giorni di cambiamenti nella compagnia di bandiera. Dopo l’accordo con gli arabi di Eithad, è stata annunciata la chiusura della controllata Air One, così come la sospensione di molte rotte dalla Sicilia e dalla Calabria per le città del Nord Italia. In particolare da Catania rimarrà solo un collegamento diretto con Milano Linate, e momentaneamente Pisa e Verona, saltano invece Bologna, Torino, Venezia e Milano Malpensa. «Si aprono definitivamente a una nuova strategia – commenta Zappalà – che guarda solo al mercato internazionale, non sono in grado di competere con le low cost su quello italiano». Una liberazione per il tour operator, secondo cui la presenza di Alitalia, per quanto ridotta negli ultimi anni, continuava a condizionare i prezzi di alcune tratte. «Ryanair ad esempio non propone prezzi veramente bassi su Milano, potendo contare fino a oggi su un livellamento verso l’alto grazie alla compagnia di bandiera», spiega. Altro problema per i turisti provenienti da fuori Europa sono i costi proposti nei pacchetti per volare da Roma a Catania. «Capita che pagano 400 euro per volare ad esempio da Tokio alla capitale e poi per raggiungere la Sicilia gli viene proposto un biglietto a 200 euro. Così è ovvio che preferiscono non venire da noi».

C’è poi un altra tesi portata avanti da Zappalà, così come da una parte consistente dell’opinione pubblica: quella secondo cui Alitalia ha sempre trattato male il Sud Italia. «Per anni – attacca l’imprenditore – durante il periodo in cui era monopolista, ha pareggiato i suoi bilanci sulla pelle dei meridionali: per andare a Nord un biglietto costava 500mila lire. Ha contribuito al ritardo con cui le low cost sono arrivate a Catania».

Il modello a cui guardare e che il tour operator porta a supporto della sua tesi è il caso spagnolo, dove l’ex compagnia di bandiera Iberia versava in condizioni economiche molto negative, simili ad Alitalia. «Quando è stata venduta alla British Airways, il traffico aereo in Spagna contava 145 milioni di passeggeri all’anno e l’Iberia deteneva l’80 per cento del mercato. Oggi, dopo la cessione, è come se fosse saltato un tappo: i passeggeri sono 220 milioni e la quota di Iberia sul mercato nazionale è scesa al 16 per cento».

Salvo Catalano

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