Alitalia taglia i collegamenti tra Nord e Sud. È una delle prime conseguenze del matrimonio con la compagnia araba Etihad. Nei giorni scorsi era stata annunciata la chiusura della low cost del gruppo, Air One, e la compagnia di bandiera aveva annunciato che avrebbe ricoperto alcune rotte. In realtà non sarà così. Secondo quanto trapela da fonti istituzionali, a partire dal 1 ottobre da Catania – e con ogni probabilità anche da Palermo – con Alitalia si potrà volare solo per Milano Linate, Roma e Napoli. Verranno tagliati dunque gli attuali collegamenti per Torino, Milano Malpensa, Venezia e Bologna. Rimarranno, ma sembra solo per qualche mese, le rotte per Verona e Pisa. La Sicilia – e il Sud in generale perché i tagli riguardano anche gli scali di Alghero, Bari, Lamezia e Reggio Calabria – vengono in sostanza ignorati dalla nuova società.
La prima a lanciare l’allarme è stata ieri la Sagat, la società che gestisce l’aeroporto piemontese. «Il taglio dei voli deciso da Alitalia dopo l’accordo con Etihad – comunica – non interessa solo Torino, ma tutti gli scali del Nord, a eccezione di Milano per il quale è previsto comunque un ridimensionamento». La Sagat parla inoltre di «vicenda dai contorni anomali», perché – sottolinea – «se è legittimo che un’azienda possa riorganizzare la propria offerta, il tempo strettissimo intercorso tra le scelte del cda di Alitalia e l’effettiva soppressione delle rotte, un solo mese, pone gli aeroporti in ulteriore difficoltà».
Che le motivazioni addotte dalla compagnia di bandiera abbiano fondamenta fragili sembra evidente. Alitalia sostiene di avere la necessità di cancellare «le rotte economicamente poco sostenibili». «Nel momento in cui si riducono le dimensioni per aumentare la produttività si tengono le rotte che rendono e si tagliano quelle che perdono», spiegano dalla compagnia a Repubblica. La reazione degli amministratori locali delle città colpite dal ridimensionamento non si fa attendere. «È ridicolo anche pensare che i collegamenti aerei tra Nord e Sud non sono redditizi – replica l’assessore ai Trasporti della Regione Sicilia Nico Torrisi – è una scelta che francamente non riusciamo a comprendere e comporterà un danno per i passeggeri siciliani. Confidiamo in un intervento immediato del ministro Lupi per scongiurare il danno che arrecherebbe questa decisione».
Torrisi mette in rilievo inoltre come gli aerei che volano dalla Sicilia al Nord Italia «sono sempre pieni». A smentire Alitalia su questo punto si aggiunge anche la Sagat. «Quanto alla non redditività delle tratte coinvolte dalle drastiche e repentine scelte della compagnia – sottolinea la società dell’aeroporto Caselle di Torino – questa riguarda esclusivamente il gruppo Alitalia e la sua organizzazione. Le rotte da Torino verso il Sud registrano altissimi coefficienti di riempimento dei voli e rappresentano una potenzialità per altri vettori». Tra le prime a raccogliere le nuove opportunità di mercato è la compagnia low cost spagnola Volotea che annuncia l’aumento dell’offerta sulle rotte dismesse da Air One a partire da Palermo.
E a Catania? Chi prenderà il posto lasciato da Air One e Alitalia? La Sac, società che gestisce lo scalo di Fontanarossa, preferisce non commentare al momento, in mancanza di informazioni ufficiali dalla compagnia di bandiera. A parlare è invece il sindaco del capoluogo etneo. «Non si può pensare di spezzare in due il Paese – ha commentato Enzo Bianco – La pessima situazione delle ferrovie nel Sud a causa di scelte che continuano a penalizzare il Meridione rendono ancor più grave la decisione dell’ex compagnia di bandiera. Lo sviluppo del Mezzogiorno passa anche dai collegamenti aerei e lo stesso premier Matteo Renzi ha recentemente ribadito che il rilancio dell’Italia passa dal rilancio del Sud». Il primo cittadino di Catania, così come l’assessore Torrisi, intendono agire insieme all’Associazione nazionale dei comuni italiani, di cui Piero Fassino, sindaco di Torino, tra le città più penalizzate dalle decisioni di Alitalia, è presidente. «Siamo di fronte a un problema nazionale – spiega Nico Torrisi – è bene ricordare che Alitalia per il 51 per cento è ancora italiana. Ho chiesto un incontro con il ministro delle Infrastrutture Lupi. Nel frattempo – conclude – vanno studiate alternative per garantire una pluralità di offerte».
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