«Abbiamo usato fino a un centinaio di uomini e mezzi in più per tenere sotto pressione la criminalità organizzata». Parola del ministro dell’Interno Angelino Alfano all’inaugurazione, ad Adrano, dell’asilo intitolato ad Aylan Kurdi, il bambino siriano di tre anni morto per annegamento durante la fuga dalla città di Kobane. Lo scatto del bimbo sulla spiaggia ha fatto il giro del mondo per raccontare il dramma dei migranti. «L’intitolazione al piccolo Aylan è la prova di un grande Paese che non dimentica i morti e che eleva a simbolo un bambino, solo uno dei tanti a morire – afferma Alfano al taglio del nastro – Occorre essere amorevoli e accoglienti con coloro i quali scappano da guerre e persecuzioni. E severi con chi entra irregolarmente in Europa, perché devono funzionare le politiche di rimpatrio».
Ma è ai temi legati al territorio che il numero due del governo riserva più spazio. Stimolato anche dall’amministrazione comunale di Adrano, che stamattina gli ha consegnato un documento legato alla sicurezza dei cittadini nella zona etnea. Un’area interessata di continuo da fatti di cronaca nera, l’ultimo dei quali solo ieri sera, quando ha colpito nuovamente il giovane rapinatore armato di coltello da cucina. Da giorni le forze dell’ordine gli danno la caccia senza risultati, e domenica sera è tornato in azione, portando via dalla cassa di una pasticceria un misero bottino di 40 euro. «Dobbiamo investire ancora di più – risponde Alfano – Non ci si deve distrarre. Il controllo del territorio ha prodotto un calo dei reati nelle ultime due settimane. Sappiamo, non da oggi, che Adrano fa parte di un triangolo che le forze dell’ordine reputano molto pericoloso». Un poligono che ha, agli altri due vertici, i Comuni di Biancavilla e Paternò.
Il ministro dell’Interno, però, arriva in Sicilia in un momento particolare. Sono passati pochi giorni dall’annuncio che l’annacata delle varette davanti alla casa del boss Assinnata, nel Paternese, durante le celebrazioni della festa di santa Barbara, è arrivata prima alla commissione antimafia dell’Ars e poi all’omologa di Camera e Senato. Ed è di venerdì la richiesta del vicepresidente dell’Antimafia nazionale, il deputato Claudio Fava, affinché sia direttamente Angelino Alfano a prendere provvedimenti sul Comune di Catania. Dopo la pubblicazione del contenuto della relazione sulle possibili ingerenze di Cosa nostra sul consiglio comunale etneo, era stato Fava a chiedere alla prefetta Maria Guia Federico di nominare una commissione di accesso agli atti di Palazzo degli elefanti. Cosa che non è stata fatta. Per questo è stata presentata un’interrogazione al ministro. «Ci sono state delle riunioni di coordinamento tecnico», risponde Angelino Alfano alla domanda sui tempi previsti per una risposta. «Stiamo aspettando delle relazioni – continua – Quando le avremo ricevute, farò le mie valutazioni».
A chiedere un intervento su Catania è anche il comitato catanese contro le mafie. Che ha aspettato il ministro con uno striscione, davanti alla sede del dipartimento di Scienze politiche. È lì che questa mattina, dopo l’inaugurazione dell’asilo adranita, il titolare del Viminale è andato a presentare la sua ultima fatica letteraria, il libro Chi ha paura non è libero. «Le associazioni, i cittadini, riuniti nel comitato Catania libera dalle mafie chiedono alle autorità inquirenti, alle autorità ispettive, alle istituzioni politiche, di fare chiarezza – si legge in una lettera presentata al ministro dell’Interno – di prendere una chiara posizione sulle vicende che riguardano il degrado etico e morale di Catania». Ma non solo. «Si chiede al ministro dell’Interno di procedere al fine di determinare se le eventuali infiltrazioni abbiano compromesso la vita democratica delle istituzioni e abbiano interferito con l’attività amministrativa».
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