C’è una frana che sbarra il corso del fiume Alcantara, ridisegnando il volto di un pezzo di parco dei Nebrodi. Lo smottamento ha infatti creato un bacino d’acqua di tre-quattro ettari, un laghetto incastonato tra due costoni boscosi in località Santa Maria del Bosco, tra le province di Messina e Catania. Siamo fra i territori di Randazzo e Santa Domenica Vittoria, parte sud della catena montuosa, una zona già in passato percorsa da frane che hanno coinvolto il fiume che sfocia nello Jonio. Lo smottamento risalirebbe al 2005, mentre negli anni Novanta un’altro movimento aveva interessato anche una delle vie di collegamento tra i due Comuni fra Etna e Nebrodi. Il tratto di fiume trasformatosi in laghetto è lontano dai segmenti più turistici dell’Alcantara, ma le autorità hanno comunque compiuto alcune valutazioni su possibili scenari di rischio. Negli ultimi giorni, dopo le corpose piogge del mese di agosto e la possibilità di nuovi movimenti del terreno, si è infatti temuto l’aggravarsi delle criticità idrogeologiche del luogo.
Nel corso di una riunione ospitata dall’Ente Parco dell’Alcantara, il timore evocato è stato quello della tracimazione dell’acqua del bacino. Un sorta di effetto Pollino, dal nome del parco naturale calabrese dove, dopo Ferragosto, nell’area delle Gole di Raganello, un’ondata di piena si è abbattuta su due gruppi di escursionisti, lasciandosi dietro dieci vittime. Dovesse smuoversi la massa d’acqua del bacino, il fenomeno potrebbe diventare pericoloso anche per i luoghi più frequentati del comprensorio fluviale: sono più di 300mila le presenze annue al sito delle Gole di Larderia, e nel resto della Valle dell’Alcantara il numero di visitatori è in costante crescita. Il rischio Raganello, comunque, al momento parrebbe escluso, stando all’esito di alcune verifiche compiute sul posto. La pressione del fiume non sembra capace di abbattere l’ostacolo creato dall’imponente smottamento, mentre l’acqua troverebbe una via di fuga ai lati della massa di terra che ha invaso il letto dell’Alcantara. Meno certezze, invece, sulla tenuta dei costoni, il cui crollo potrebbe generare un effetto Vajont: anche per questo il monitoraggio della zona, secondo quanto si apprende, proseguirà nelle prossime settimane.
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