«Abbiamo avuto un’avaria e forse ci abbiamo messo più tempo del previsto a ripararla, ma ci siamo attivati per far tornare la situazione alla normalità». Così Giuseppe Manuli – presidente del consorzio che gestisce l’impianto di depurazione utilizzato da Giardini Naxos, Letojanni, Taormina e Castelmola – descrive il guasto all’impianto di depurazione delle acque reflue che ha determinato uno sversamento di acque non depurate nel tratto finale del fiume Alcantara. «La struttura ha iniziato ad andare in avaria il 16 agosto. Le prime segnalazioni agli organi competenti sono partite già dal giorno successivo – afferma Manuli – Un arrivo massiccio di idrocarburi ha compromesso la funzionalità di due delle quattro vasche che compongono l’impianto».
«Dovrebbe ritornare pienamente funzionale in 36 ore. I risultati delle analisi – che però sono di parte, ammette il presidente – hanno mostrato una carica batterica leggermente maggiore per quanto riguarda il batterio escherichia coli», il cui valore ottimale dovrebbe essere pari a zero. Il resto dei parametri fissati dalla legislazione in materia sono nella norma, rassicura. Ma rimane la presenza di una certa contaminazione, che ha spinto il comune di Letojanni a imporre il divieto di balneazione a ridosso di Ferragosto. «L’azienda sanitaria provinciale ha predisposto dei prelievi e ha determinato che non c’è inquinamento. Stiamo provvedendo ad abbattere la carica batterica».
In queste due lunghe settimane non sono mancate tensioni, Legambiente ha anche presentato anche un esposto alle procure della Repubblica di Messina e Catania e il sistema dei depuratori lungo il fiume Alcantara diventa un tema sempre più delicato. «E’ una cosa alla quale dobbiamo prestare la massima attenzione – afferma Sebastiano Cavallaro, assessore a Risorse idriche e acquedotto del comune di Giardini Naxos – Siamo un centro che vive di turismo estivo, un divieto di balneazione sarebbe una catastrofe. In passato abbiamo già dovuto affrontare noi i guasti dei depuratori a monte». E a luglio, dopo il prelievo di alcuni campioni di acqua, il litorale ha perso l’ambita bandiera blu assegnata annualmente da Goletta verde.
Secondo Giuseppe Manuli, una soluzione per emergenze di questo genere sarebbe rappresentata proprio dal mare. Uno sbocco a largo permetterebbe ai liquami anche parzialmente trattati di disperdersi con maggiore facilità. «Nel 2005 una mareggiata ha distrutto il sistema di immissione in mare, una misura che potrebbe essere utilizzata in casi come questo. In breve abbiamo approntato un nuovo progetto, ma l’Ato di Messina ha negato le autorizzazioni».
Allo stato attuale rimane un sistema funzionante a metà. Le acque delle due vasche funzionanti si uniscono a quelle non trattate, determinando evidenti problemi nel risultato finale. Renato De Pietro, presidente della sezione catanese di Legambiente, non nasconde la sua perplessità. «Ancora non abbiamo avuto i risultati delle analisi e potremo accedere agli atti solo trenta giorni dopo la presentazione dell’esposto. Vogliamo avere un quadro completo dello stato di salute del fiume e della foce», conclude.
[Foto di derfy]
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