LA SUA STORIA E’ DIVENTATA IL SIMBOLO DELL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE
Nel giorno della Festa delle donne il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha premiato, nel corso di una cerimonia al Quirinale, Franca Viola, la coraggiosissima donna di Alcamo che nella Sicilia del 1965, disse no al matrimonio riparatore, diventando l’emblema dell’emancipazione femminile. “Devo ringraziare mio padre, che mi ha sostenuto, e mio marito, che mi ha sposato pur sapendo di essere in pericolo di vita”, ha detto Franca Viola, ricevendo il riconoscimento.
La sua storia divenne un caso nazionale. Alletà di quindici anni, con il consenso dei genitori, Franca si fidanza con Filippo Melodia, ma quando questi viene accusato di furto e appartenenza a banda mafiosa, il padre di Franca decide di rompere il fidanzamento. Una decisione che scatena l’ira del ‘bravo’ di Alcamo, che prima minaccia la famiglia, poi rapisce Franca e abusa di lei.
La polizia rintraccia il rifugio dove era stata segregata e riesce in maniera rocambolesca a liberare la giovane. Melodia viene arrestato con i suoi complici, ma conta evidentemente sul matrimonio riparatore che, come prevedeva la legge italiana, scagionava il rapitore che sposava la propria vittima.
Franca però rifiuta di sposarsi dando quindi avvio al processo, che si svolge nel dicembre del 1966. Il padre Bernardo decide di costituirsi parte civile malgrado le pressioni esercitate per dissuaderlo. L’avvocato della ragazza è Ludovico Corrao, il padre della rinascita di Gibellina.
Il processo si conclude con la condanna ad 11 anni per il Melodia ed i suoi complici.
Da allora Franca Viola è il simbolo del riscatto delle donne, anche se si dovrà aspettare il 1981 per cancellare dal codice parole come ‘matrimonio riparatore e delitto d’onore.
A lei è stato dedicato anche un film con Ornella Muti: Una moglie bellissima.
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