Non è ancora finita l’odissea in Italia di Morad Al Ghazawi. Il giovane siriano assolto dall’accusa di terrorismo dopo un anno e due mesi di carcere, adesso rischia di finire nel Cie (centro di identificazione ed espulsione) di Caltanissetta. A quel punto, dopo un tempo di permanenza impossibile da prevedere, gli sarà consegnato un foglio di via che intima di lasciare l’Italia entro un tempo massimo (di solito sette giorni). Oppure potrebbe essere previsto l’accompagnamento forzato nel Paese d’origine o in uno degli Stati da cui Al Ghazawi è passato prima di sbarcare a dicembre 2015 a Pozzallo. Un’ipotesi, quest’ultima, che al momento appare meno verosimile considerato che tra i Paesi in questione e l’Italia non c’è alcun accordo bilaterale per il rimpatrio dei migranti: si tratta della Siria – dove è in corso una guerra e Al Ghazawi è attualmente ricercato per avere saltato la leva militare -, la Giordania, l’Egitto e la Libia. Ma la situazione del 22enne di Daraa resta complessa e poco chiara.
Tutto comincia lunedì sera quando, dopo cinque ore di udienza, il giudice del tribunale etneo Giancarlo Cascino pronuncia la sentenza di assoluzione per Morad Al Ghazawi. Con lo stesso documento, dispone la scarcerazione immediata e il rilascio del nulla osta per il decreto di espulsione. Intorno alle 22, il giovane siriano viene rilasciato dal carcere di Sassari dov’era detenuto e affidato a Mario Dossini, garante della Regione Sardegna per i diritti dei detenuti. Dorme in albergo e l’indomani mattina alle 8.30 viene accompagnato alla questura della città sarda per ricevere il documento di espulsione. Lì, però, qualcosa si inceppa. «Di solito ci vuole fino a mezza giornata», spiega Dossini. Stavolta, invece, Al Ghazawi viene trattenuto per 24 ore. «Il dirigente dell’ufficio immigrazione ha seguito la vicenda da vicino – continua – La spiegazione data è che avevano problemi a ricostruire gli spostamenti del migrante prima di arrivare in Sicilia e che da questi dipendeva il tipo di decreto di espulsione da disporre». Il suo legale, Luca Ruaro, riesce a contattare la questura solo nel pomeriggio e invia la scansione del passaporto del ragazzo, con tutti i visti in entrata e in uscita.
Al Ghazawi intanto viene interrogato – non è chiaro se fosse presente un interprete – e passa la notte in questura. Stamattina viene imbarcato su un aereo per Roma e, nelle prossime ore, dovrebbe arrivare all’aeroporto di Catania per poi essere trasferito al Cie di Caltanissetta. I suoi effetti personali rimangono a Sassari così come i soldi mandati dagli attivisti che seguono il caso e rimasti in carcere. «Al Ghazawi potrebbe chiedere l’accesso alla procedura di asilo con richiesta di rilocazione in un altro Paese europeo dove si trovano i familiari», spiega Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto d’asilo all’università di Palermo. Un adempimento che potrebbe essere disposto anche all’interno del Cie, trattandosi di un cittadino siriano in fuga dalla guerra. «Adesso – conclude il docente – la questione importante è che non venga trattato come un qualunque migrante irregolare».
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