Una festa dell’accoglienza contro tutti i razzismi all’istituto magistrale statale Camillo Finocchiaro Aprile. Il 21 dicembre saranno premiati i lavori di chi sarà riuscito a creare un disegno o uno slogan che lanci un messaggio non soltanto contro l’odio verso i migranti, ma anche contro la discriminazione dei diversamente abili, l’omofobia e il bullismo. Al concorso interno, con scadenza 23 novembre, partecipano tutte le classi dell’istituto.
La decisione di puntare sulla realizzazione di uno slogan o di un disegno «è stata presa in considerazione del fatto che era necessario trovare qualcosa che fosse immediatamente visibile, di impatto», spiega Ornella Abbruzzo che al Finocchiaro Aprile insegna italiano, latino e storia. «Questo ovviamente è l’esito finale di un percorso – aggiunge – che viene fatto all’interno delle classi di informazione, di sensibilizzazione dei ragazzi. Lo slogan e il disegno sono il simbolo di un lavoro che c’è alle spalle». L’istituto è stato sempre molto attento a queste tematiche e «a maggior ragione in questo momento abbiamo ritenuto utile far sentire che quella dell’Antonio Ugo non è una voce isolata. Spesso ci sono state anche delle collaborazioni tra i due istituti». La professoressa si riferisce alle polemiche nate in seguito a un’iniziativa analoga che si è svolta nella scuola del quartiere Zisa. In particolare la presenza di un gruppo di giovani rifugiati ha dato il via a una serie di insulti su Facebook e la notizia è rimbalzata poi da lì anche sulle pagine dei giornali nazionali.
La lotta alle discriminazioni per l’istituto si inserisce in «un percorso che abbiamo sempre fatto – aggiunge la professoressa – per esempio con i colleghi di diritto siamo partiti dall’analisi degli articoli 3 e 10 della Costituzione, che sono alla base del concetto di tolleranza e contro il razzismo. Spesso i ragazzi sono poco informati e tramite loro cerchiamo di arrivare anche alle famiglie, un percorso a volte difficile». Un progetto, si diceva, che non è promosso solo per dire no alla xenofobia, «al di là degli immigrati se parliamo di discriminazione il campo si allarga, anche in considerazione del fatto che nell’istituto c’è un elevato numero di alunni diversamente abili, almeno un ragazzo per classe. C’è stato un caso, ad esempio, di una ragazzina sordomuta. L’unico modo per comunicare era urlare e i ragazzi per cinque anni hanno collaborato con la compagna. Grazie al confronto con gli alunni che hanno qualità diverse dalle loro e che sono per loro un arricchimento, i ragazzi diventano sicuramente più maturi e responsabili».
Nel caso del concorso lo scopo è far lavorare gli studenti affinché si documentino su queste problematiche per poi godere di un momento ludico e di leggerezza: «Il 21 dicembre ci sarà questa festa, alla quale parteciperanno, presumo, anche le autorità – conclude – per i ragazzi sarà difficile sintetizzare tutto in uno slogan, ma deve essere un messaggio che riesca a suscitare l’interesse verso questi temi così attuali e importanti».
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