Una Palermo senza mafia per un Pif con tanto di moglie (Thony) e figli, e questo in una fiaba piena di amore e speranza dal titolo ‘Momenti di trascurabile felicita” in sala dal 14 marzo con 01 in 350 copie. A mettere la firma a questa commedia che ricorda ‘Il paradiso può attendere’, Frank Capra e tutti film in cui c’è una seconda vita dopo la morte, Daniele Luchetti, che ha liberamente tratto questo lavoro da ‘Momenti di trascurabile felicita” e ‘Momenti di trascurabile infelicità’ (Einaudi), entrambi di Francesco Piccolo che è anche cosceneggiatore insieme al regista. E va detto che Luchetti è riuscito a gestire il ponderoso impianto di scrittura, compresi i molti interrogativi di Piccolo (come “Perche’ il primo taxi della fila non è mai davvero il primo?”), grazie al personaggio di Paolo (Pif), perfetto uomo medio italiano pieno di impacci e dubbi. Nel film tanto uso della voce fuori campo e anche l’espediente di far morire Paolo e poi rivivere per un’altra ora e 32 minuti, un modo per fargli dare il giusto addio a famiglia e amici.
Una seconda opportunità concessa all’uomo grazie a uno sbaglio perpetrato nel burocratico e kafkiano ufficio post mortem (girato nell’ufficio centrale delle poste di Palermo) gestito da un impiegato-angelo che non ha conteggiato i molti centrifugati allo zenzero consumati da Pif. «È stato come fare un ritratto cubista di uomo medio – spiega il regista – dove, è vero, c’è anche la morte, ma una morte leggera». «Certo – aggiunge Luchetti – ho guardato tutti i film possibili sul tema, da ‘Ritorno al futuro’ a quelli di Capra, ma non posso dire di essermi ispirato a qualcuno di loro. In genere mi addormentavo. In questa fiaba – conclude – ho avuto l’idea di utilizzare una Palermo inedita, quella della media borghesia nello spirito di Woody Allen del ‘mi piacciono le commedie degli attici’».
Spiega Pif: «Sono molto più bacchettone e moralista del personaggio di Paolo, ma alla fine, nonostante sia tanto diverso da lui, mi rivedo in questo personaggio che può ricordare un po’ Alberto Sordi». Dall’attore, infine, una parola sulla criminalità che in questo film è assente: «Da palermitano sono felice di questo lavoro che parla della mia città, mostrando immagini diverse da quelle solite della mafia. Sarà che oggi questa è anche meno invadente. Una cosa è certa, in Momenti di trascurabile felicità la mafia è assente nella sceneggiatura, ma soprattutto anche nella produzione. E nessuno mi dica che rimpiange i tempi della famiglia Castagna», conclude l’attore, facendo riferimento al racket sui set cinematografici che imponeva comparse e operai.
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