Al Bellini una classe di musica elettronica Tra suoni inediti e onde cerebrali in note

A Catania la musica elettronica si insegna al conservatorio. Dove studenti-musicisti producono brani attraverso righe di codice composte con software specifici, ma anche modificando suoni e strumenti tradizionali. La Scuola di musica elettronica dell’istituto musicale Vincenzo Bellini, istituita alla fine degli anni Ottanta, oggi è frequentata da circa 35 studenti, ma fino a pochi anni fa il loro numero massimo era fissato a una decina. Tra di loro, un gruppo ha deciso di riunirsi nel Collettivo elettroacustico Bellini e, con la collaborazione del professore Renato Messina, ha organizzato #openyourears, un live di musica elettroacustica inserito nel cartellone I concerti dell’istituto estate 2013.

«Il corso di musica elettronica si discosta dai corsi di informatica o di ingegneria elettronica per l’attenzione verso la musica e la composizione – spiega Messina – I docenti hanno una formazione musicale tradizionale, io ad esempio sono diplomato in pianoforte. A questo background si aggiunge un percorso di formazione specifica, ho studiato acustica, matematica, informatica e altre discipline che rendono possibile affrontare questo studio in maniera professionale e tecnica».

Gli studenti studiano storia della musica, armonia e composizione ma anche informatica musicale ed elettroacustica. Durante la seduta di laurea discutono la loro tesi e presentano uno o più brani che hanno realizzato analizzandoli con la commissione. La maggior parte di loro produce musica o fa il dj già durante gli anni di studio, dopo la laurea potranno lavorare come compositori, sound designer o fonici. «Formiamo compositori elettroacustici capaci di realizzare dei lavori in cui gli strumenti acustici tradizionali si innestano con le nuove tecnologie producendo lavori per live electronics, ampliando il repertorio strumentale classico e tradizionale», aggiunge Messina.

Negli ultimi mesi gli studenti insieme al loro docente di musica elettronica hanno deciso di fondare il Collettivo elettroacustico Bellini e di preparare un concerto gratuito sabato 27 luglio alle 21 nel cortile del Castello Ursino di Catania. Il Collettivo eseguirà alcuni brani dei più importanti compositori della Sonic Arts Union, un gruppo di musicisti attivi dalla metà degli anni Sessanta fino al 1977. Verranno suonate opere di David Behrman, Larry Austin e Alvin Lucier e alcune di queste verranno eseguite per la seconda volta dopo oltre trent’anni. «Il nostro concerto è un omaggio – racconta Andrea Cipria, studente del primo anno e componente del Collettivo – Per eseguire i loro pezzi abbiamo dovuto costruire strumenti adatti o analoghi a quelli che il compositore originale ha utilizzato. Ad esempio, per ricreare un’opera di David Behrman, due persone suoneranno un pianoforte modificato senza toccare mai i tasti».

I brani hanno una forte componente visiva che ne sostiene l’esecuzione. Gli strumenti, il modo di suonarli e le videoproiezioni si fondono in un unico spettacolo. «Il nostro è un ambiente sperimentale, ricerchiamo nuove forme musicali e nuove forme d’arte che uniscono suono, video e arte figurativa», aggiunge Carmelo Caramagno, anche lui membro del collettivo, che anticipa: «Per il concerto #openyourears suonerò le mie onde celebrali, avrò degli elettrodi attaccati alla fronte e collegati ad una strumentazione particolare con cui eseguirò il brano».

#openyourears non è solo un concerto o un saggio di fine anno, è soprattutto un’iniziativa proposta per consigliare al pubblico di aprire le orecchie e allargare i propri orizzonti musicali. È un invito ad ascoltare nuovi suoni, a curiosare tra scene musicali diverse. «L’elettroacustica non è certo un genere tra i più famosi, per questo vogliamo proporre ai non addetti ai lavori musica diversa da quella che ascoltiamo tutti i giorni. La sfida è quella di affrontare un repertorio assolutamente complesso e difficile basandoci sulle capacità maturate durante l’anno di studio», dice Messina. «Non ci sono dei pianisti o degli esecutori professionisti – conclude il docente – Ma studenti che portano con sé una maggiore freschezza e creatività nell’interpretazione di questi brani».

[Foto di BaileyMary]

Roberto Sammito

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