Akkura, il talento di un gruppo esplosivo

«Siamo musicisti convinti ed appassionati, stiamo attenti a ciò che succede e sentiamo intorno a noi, ma andiamo avanti per la nostra strada; cerchiamo di essere artisti fino in fondo, mangiando della nostra stessa arte ed appagandoci di questa». È la passione stessa che ripaga il duro lavoro, secondo quanto dice Sergio Serradifalco degli Akkura. Una band palermitana reduce da una lunga serie di concerti in giro per l’Italia, il cui nome è strettamente legato a quello di un’etichetta, la Malintenti, che si definisce «la prima etichetta indipendente a Palermo all’infuori di quelle jazz e neomelodiche napoletane».

Sono sei i componenti del gruppo: Riccardo Serradifalco, voce e chitarra; Sergio Serradifalco, contrabbasso e cori; Salvo Compagno, percussioni e cori; Marco Terzo, trombone; Claudio Montalto, tromba; Fabio Finocchio, batteria. Sono ancor di più gli strumenti che suonano, sul palco e tra la gente in piazza, e che rendono tanto vario ed unico il loro genere di musica. La diversità dei componenti, nonché il numero di strumenti adoperati, determinano a volte tempi lunghi per la produzione dei loro pezzi: «La nascita di un brano degli Akkura va da un minimo di due settimane ad un massimo di sei mesi – spiega Claudio Montalto –; siamo sei musicisti, veniamo da sei generi diversi ed abbiamo idee diverse, per cui è difficile trovare un punto d’accordo: c’è sempre qualcuno che deve correggere o cambiare qualcosa. Anche il numero degli strumenti varia e quindi si vanno sempre a ricercare, per un risultato migliore del pezzo, gli strumenti particolari più idonei». Ma  grazie a questa varietà il gruppo, che ha iniziato a suonare nel 1998 ma che si è definitivamente formato nel 2001, ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi, conquistando pubblico e critica, con il primo EP dal titolo omonimo, uscito nel 2003.

Si è concluso da poco, invece, il Tour che li ha visti impegnati in un anno di concerti organizzati in tutta Italia per portare in giro il loro secondo lavoro, intitolato “Zaùn”: «nel corso delle 70 tappe organizzate in tutta Italia – ci dice Riccardo Serradifalco, che abbiamo intervistato ad Alcamo lo scorso sabato, quando il gruppo ha suonato alla festa del Partito Democratico – abbiamo voluto diffondere la nostra musica d’autore ed abbiamo ottenuto un ottimo riscontro». «Zaùn – spiega Salvo Compagno – è il suono che emette la damigiana di vetro diventata simbolo del disco, utilizzato per esprimere qualcosa di nuovo che abbiamo voluto provare e comunicare». Una sorta di sperimentazione, dunque, questo secondo disco che, dopo tante serate divertenti ma anche difficili, può far vantare agli Akkura un forte apprezzamento da parte di un pubblico sempre più numeroso.

Il nuovo disco a cui lavoreranno presto, ci anticipa Sergio Serradifalco, «è più omogeneo e sarà ricco di influenze e sollecitazioni esterne, prese da altre parti e da altri artisti». E proprio da lui è nato il progetto importante della Malintenti, l’etichetta del gruppo, che fa dell’artista anche un imprenditore: «un lavoro duro, questo, che ha alle spalle una estrema voglia di fare e che ci da la possibilità di gestire il nostro lavoro e di strutturare quello di altri artisti che stimiamo».

Gli Akkura, oltre a vantare più di 200 concerti e ad aver suonato ovunque in Italia ed in Svizzera, hanno anche lavorato molto con il teatro: «le loro musiche hanno viaggiato molto nei teatri – ci dice Andrea Gullotta, rappresentante dell’etichetta Malintenti – come ad esempio quelle composte e prodotte per alcuni spettacoli di Davide Enia (attore, regista ed autore teatrale palermitano); questa è una dimensione a loro familiare e per questo si pensa di organizzare una tournée solo nei teatri; il che significa anche un pubblico più attento ed un alone di serietà che non si ha nei locali. Ma dietro c’è un lavoro molto attento. Con gli Akkura si ritrova sempre un’onda emozionale sul palco».

I musicisti hanno già raggiunto una buona notorietà, grazie anche al Ferrara Buskers Festival, ma continuano a lavorare ed impegnarsi duramente, puntando ad una continua crescita che li porti ad essere protagonisti di eventi più grandi, quali ad esempio il Festival di Sanremo e il “Sziget” Festival di Budapest: «Si vuole portare la musica degli Akkura anche fuori dall’Italia – aggiunge infine Andrea – ma si sa che per riuscire, nel mondo della musica, ci vuole fortuna o tanto lavoro. O meglio entrambi».

Assodato l’impegno, ovvie le difficoltà proprie di questo mondo. Ma la fortuna degli Akkura, i cui prossimi appuntamenti sono fissati soprattutto per l’inizio del 2008, forse sta proprio nella passione estrema che mettono nel fare musica; una passione che coinvolge chiunque li ascolti.

www.akkura.it
www.malintenti.it

Alessia Contino

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