«Noi siamo il mare nero, la tenebra feroce sparsa sulle piaghe aperte del sistema, il nostro sangue infetto ne avvelena la foce e la mano del boia mentre colpisce trema. Siamo gli anarchici». Se non è un comizio poco ci manca. Ma Alessio Lega, l’artista leccese che lo scorso 6 giugno ha pubblicato Mare Nero (da cui è tratto il testo pubblicato) in completa autoproduzione, sin dal suo esordio non ha fatto mistero delle proprie convinzioni politiche. «Sono un anarchico che canta e non un cantante anarchico» dice di sè. E adesso il cantautore, che al suo esordio nel 2004 con Resistenza e Amore vinse il premio Tenco, torna in Sicilia a distanza di quattro anni – con tappa al presidio permanente No Muos – per un minitour di tre date. Domenica 26 ottobre l’appuntamento è al nuovo circolo Arci Tavola Tonda, ai Cantieri Culturali della Zisa, per un concerto organizzato dalla compagnia corale Inestra. Di questa data nel capoluogo siciliano, che si è aggiunta all’ultimo momento, Lega si dimostra particolarmente contento .
«Conosco troppo poco Palermo, vengo da Lecce e vengo da una città a misura d’uomo – afferma -. In realtà il Sud è costituito prevalentemente da questo tipo di città, le uniche due metropoli sono Napoli e Palermo e tutte e due hanno caratteristiche straordinarie. Palermo unisce bellezza e senso del terribile, si porta le sue ferite e da l’impressione che certi quartieri rimangono sotto il controllo popolare. A Milano (dove io vivo) è tutto molto più definito, mentre a Palermo anche il centro è esplosivo. Non l’ho mai potuta scoprire mai davvero, perché come cantante io arrivo suono e me ne vado, però ad esempio vedo la città di notte, ed è molto affascinante».
Alla Zisa Lega suonerà prevalentemente il suo ultimo album, che arriva a quattro anni dall’ultimo lavoro di canzoni proprie Mala Testa e dopo il progetto Bella Ciao insieme a Riccardo Tesi, Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi e Elena Ledda, disco e concerto che continuano tutt’oggi a girare in Italia e in Europa. L’artista leccese sarà accompagnato da Guido Baldoni (fisarmonica e voce). Mare Nero è la prima opera senza un tema dominante di Alessio Lega, un insieme di brani che per un motivo o per l’altro sono rimasti fuori dai lavori precedenti. Nonostante ciò non è un disco di avanzi e al contrario si ha l’impressione che un legame fra i brani ci sia, vale a dire la capacità del cantautore di far tornare la storia materia viva. E insieme all’eterogeneità dei brani si accompagna anche una disparità di generi: dal classico chitarra e voce alla fisarmonica, dalla musica popolare allo swing. «Scherzando dico che è il mio album pop – aggiunge Lega – anche se i temi sono sempre i miei, cioè prettamente sociali e politici. È un disco di canzoni, ciascuna ha seguito la sua strada e poi le abbiamo messe insieme. Ambaradan è un po’ un singolo radiofonico ma ha un linguaggio diverso e comunque racconta di come una parola divertente del nostro linguaggio deve il suo profumo esotico ad una zona dell’Etiopia dove le truppe coloniali italiane ingaggiarono cruente battaglie e compirono orrende stragi».
Un militante libertario e anarchico come Lega non può che essere allergico alle etichette, e anche la definizione di cantautore sembra stargli stretta. «Io non penso che chi faccia questo lavoro abbia una connotazione politica – spiega – con le canzoni ci si può occupare sempre di tutti i temi possibili. Coloro che si occupano solamente di amore … boh, si spaventano o non lo so, questa è un’assurdità. Io scrivo di tutto: di amore e politica, di temi sociali e temi più leggeri. Si racconta ciò uno che uno pensi si debba raccontare. A me pare che solo nella musica le tematiche che uno sceglie di narrare siano divisive, nel mio disco c’è di tutto». E proprio dalla Sicilia viene uno dei punti di riferimenti dell’artista. «Se proprio devo usare un termine che mi sembra connotativo mi sento un cantastorie, alla maniera di Ignazio Buttita – aggiunge Lega -. Ecco, lui è un poeta gigantesco e tutto da riscoprire: è il poeta che racconta anche le storie che racconto io con un linguaggio ricco e metaforico, riesce a tenere insieme la narrazione e la lirica, fa riscoprire la ricchezza della lingua siciliana. E poi è un poeta cantabile, direi che è proprio il massimo».
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