Agrigento si divide sul piano per sradicare i pini Assessore: «Non è un crimine contro l’umanità»

Soluzione inevitabile o disastro ambientale. Agrigento si divide sulla decisione dell’amministrazione guidata dal sindaco Calogero Firretto di eliminare i pini domestici che adornano il viale omonimo, fondamentale e trafficata arteria di accesso alla località balneare di San Leone. La loro colpa è aver danneggiato il manto stradale, causando danni alle abitazioni private lungo la strada. Un rapporto da sempre difficile, quello tra l’assetto urbano e gli esemplari di Pinus pinea, in alcuni casi più vecchi degli edifici danneggiati. 

A ricordalo è il professor Bernardo Barone, portavoce del circolo ecologista Città del Sole, che denuncia il pericolo di «disastro ambientale». «Sono piuttosto le case non costruite in regola che provocano un danno alla città – attacca -. Stiamo parlando di un valore storico, di un patrimonio arboreo che offre significativi volumi di ossigeno. Abbiamo individuato i tecnici per avanzare una nostra proposta, ma ci servono trenta, quaranta giorni per elaborarla». Anche il presidente dell’ordine regionale (e di Agrigento) degli agronomi e forestali, Germano Boccaduri si dice pronto a suggerire una soluzione, anche se, precisa, «nessuno mi ha consultato». «Ci sono tante alternative allo sradicamento – spiega -. Occorrono scavi profondi ma poco ampi per dare sfogo alle radici degli alberi. Oppure utilizzare il viale con un unico senso di marcia, allargando i marciapiedi e dando più spazio agli alberi. Ma servono soldi, occorre trovare finanziamenti dall’Unione Europea».

Il progetto del Comune non è ancora definitivo, ma prende corpo. «Abbiamo cercato un modo per mettere insieme tutela ambientale ed economica, ma sembra non esistere – spiega l’assessore all’Ambiente Domenico Fontana, al tempo stesso presidente di Legambiente Sicilia -. Fino a questo momento lo sdradicamento è inevitabile». L’idea è creare «un’unica fila centrale, non più laterale, di nuovi pini adulti, con un sistema di contenimento delle radici diverso da quello attuale. Occorreranno – continua – due tipi di paratie di acciaio laterali insieme a iglù che consentano agli alberi di estendere il loro apparato radicale orizzontale senza travolgere la strada». Il piano nasce a seguito della consultazione di Giuseppe Barbera, ordinario di Colture arboree all’università di Palermo, «una delle massime autorità nel settore in Italia». «Paghiamo oggi gli errori commessi 50 anni fa quando non c’era alcuna cultura tecnica – precisa Fontana -. Nel corso degli anni non si è fatto nulla e oggi ogni intervento sarebbe stato un palliativo. Le radici si sono mosse in direzione delle abitazioni private perché cercano acqua. Si sarebbe potuto semmai rimuovere il marciapiede e creare una grande aiuola per placare queste radici. Forse sarebbe cambiato qualcosa». L’assessore denuncia poi che le ipotesi circolate in questi giorni non hanno nulla di scientifico. «Tagliare gli alberi – aggiunge – è un’attività antropica, che l’uomo compie da sempre. Smettiamola di pensarla come un crimine contro l’umanità. Potrebbe essere questa l’occasione per cambiare l’idea di verde pubblico ad Agrigento e trasformarla in una città normale. Come presidente di Legambiente, ritengo di avere l’autorevolezza necessaria per affrontare il problema». 

In un clima in cui le associazioni ambientaliste non hanno preso ufficialmente posizione, a parlare è il Movimento 5 stelle, che presenterà un’interrogazione in consiglio. «Quanti sono i cittadini danneggiati – chiede la consigliera Marcella Carlisi – e per quale importo è stato citato il Comune? Il sindaco dice che sono morti due ragazzi nel viale, ma come mai il Comune non è mai stato indagato per omicidio colposo?». Secondo le stime del Movimento si andrà incontro a un investimento di mezzo milione di euro, ma l’amministrazione non si sbilancia non avendo ancora pronto il progetto definitivo. Domani il M5s effettuerà un sopralluogo e chiama a raccolta tutte le associazioni che intendono presentare un piano alternativo allo sradicamento. 

Livio Cavaleri

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