Agricoltura bio, una legge scritta insieme ai coltivatori «La partecipazione non è uno slogan ma va praticata»

Un disegno di legge d’iniziativa popolare per favorire in Sicilia i percorsi virtuosi di agricoltura biologica. È stato presentato questa mattina in sala lettura all’Assemblea regionale siciliana il testo, che è il frutto del percorso condiviso e di co-progettazione tra un gran numero di realtà riunite nella rete L’Isola che c’è e una rappresentanza trasversale di deputati dell’Ars.

Si tratta di una sperimentazione di rapporto complementare tra democrazia partecipativa e democrazia rappresentativa. Qualora la proposta diventasse legge regionale, la Sicilia si doterebbe di uno strumento che guarda alla produzione alimentare basata sull’interazione tra le migliori prassi in materia di tutela ambientale e azione per il clima, favorendo la conservazione della biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, e garantendo l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e di norme inerenti la qualità dei prodotti a tutela della salute dei cittadini consumatori. Il disegno di legge, inoltre, mira a promuovere il corto raggio, i mercatini locali, i negozi di vicinato, le filiere corte per favorire le produzioni e i consumi locali salvaguardando gli elementi del paesaggio naturale.

Dietro il ddl c’è un percorso di ascolto e partecipazione delle realtà che operano nel settore del biologico durato un anno e che ha portato a immaginare una dimensione paritaria, nel rispetto di ruoli e funzioni, tra rappresentanti e quel segmento società quotidianamente impegnata in prassi di cambiamento sostanziale sul piano sociale, culturale ed economico.

«Stiamo sperimentando – spiega Alfio Foti, della rete L’Isola che c’è – un percorso condiviso e paritario tra esponenti della società, nei diversi settori, che a nostro avviso praticano il cambiamento e non si limitano a enunciarlo, e i deputati disponibili, 23 in tutto, per accogliere e fare proprie le istanze che arrivano dai territori. Lo abbiamo fatto con l’agricoltura, ma lo faremo anche col l’accoglienza e il welfare».

Secondo Foti, «la partecipazione non è uno slogan, né si può ridurre, senza essere polemico, a un click sul computer. Partecipazione significa responsabilità, consapevolezza. Significa volti che si guardano negli occhi, si confrontano, elaborano insieme. C’è un popolo, che esiste, che si muove, che partecipa, ma che non trova spazio di espressione nelle forme tradizionali della politica. Attraverso L’isola che c’è cerchiamo di valorizzare questa parte di società e di renderla parte di un percorso comune».

Miriam Di Peri

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