Continuano le violenze contro i medici e gli operatori sanitari del Sistema sanitario nazionale. L’ultimo grave episodio in Sicilia questo scorso fine settimana, sottolinea Paolo Carollo, segretario regionale Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu: «Nella notte tra venerdì e sabato è avvenuta l’ennesima aggressione nei confronti del personale sanitario: la vittima è un medico del PTE (punto territoriale di emergenza) di Bagheria. Solo cinque mesi fa nello stesso territorio una dottoressa del presidio di continuità assistenziale aveva subito un altro atto di violenza».
«Abbiamo un sentimento di rabbia e impotenza – aggiunge Carollo – perché siamo lasciati soli dalle istituzioni, ma anche di sconforto per una certa indifferenza della nostra comunità, almeno da parte di alcuni nostri pazienti, di quei cittadini che forse non considerano più il personale sanitario come un alleato di cui fidarsi, che non riconosce il nostro evidente lavoro, e sacrificio, per il bene della collettività. Assistiamo a un problema profondo e il governo nazionale e regionale sono latitanti».
Sulla questione è intervenuto il segretario generale Fismu, Francesco Esposito: «Dopo un anno di annunci, presentazioni di disegni di legge in pompa magna, interviste e dichiarazioni, nonostante una solida maggioranza in Parlamento nessuna nuova legge è stata ancora approvata e l’emergenza sicurezza in sanità è all’ordine del giorno dal Nord al Sud. Invece di rincorrere boutades demagogiche – spiega – come quella del daspo agli aggressori, incostituzionale e irrealizzabile (in Europa e in Italia tutti, anche i violenti, hanno diritto alle cure), invece di impiccarci con soluzioni di difficile incastro giuridico, si faccia un intervento straordinario di messa in sicurezza delle strutture, quindi si approvi una legge che garantisca l’effettività dell’obbligatorietà dell’azione penale quando un operatore sanitario è aggredito sul posto di lavoro».
«Infine, ma non per ultimo per ordine di importanza – continua Esposito – si potenzino i servizi sanitari con più personale, migliore organizzazione, si garantiscano uguali standard di qualità nell’assistenza ai cittadini h24, per evitare di lasciare i medici in prima linea come capri espiatori di tutte le disfunzioni del sistema e della mala politica nella gestione del SSN. Chiediamo – conclude il segretario generale Fismu – che si facciano corsi di educazione civica nelle scuole, per far comprendere ai più giovani il valore della sanità pubblica, dell’accesso universale, del lavoro e della professionalità di medici e operatori sanitari. L’educazione è un’arma potente, usiamola contro la violenza che cresce nella nostra società».
(Fonte: segreteria nazionale Fismu)
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