«Tu devi sperare che le cose nella prossima udienza vadano tutte bene. Altrimenti, come minimo, ti fai quaranta giorni di ospedale». A pronunciare queste parole, nell’area di un distributore di benzina di Zafferana Etnea, è stato il 50enne pregiudicato catanese Lucio Patanè. L’uomo, da tutti conosciuto con il soprannome di Nerone, ha rivolto le minacce a un imprenditore della cittadina in provincia di Catania che lo ha già denunciato per danneggiamento, atti persecutori ed estorsione. Per quest’ultimo reato, Patanè era finito in carcere – ma poi era tornato libero – e, alla fine del processo di primo grado, è stato condannato a cinque anni di reclusione e al pagamenti di una multa. La vittima è l’apicoltore di Zafferana Etnea Sebastiano Costa che aveva denunciato Patanè anche con il sostegno di Asaec, l’associazione antiestorsione di Catania che poi si è costituita parte civile al processo.
Proprio qualche giorno dopo la testimonianza resa dalla vittima nel corso di un’udienza a fine dicembre, il 50enne ha messo in pratica una violenta aggressione: mentre l’imprenditore era fermo dentro l’auto al distributore di benzina, Patanè lo ha raggiunto, ha aperto lo sportello della macchina. Dopo averlo picchiato, lo ha afferrato con forza per il collo e lo ha tirato fuori dall’auto. A quel punto è arrivata la minaccia in dialetto. Indagato per lesioni personali e minacce aggravate, l’uomo è stato arrestato dai carabinieri di Giarre ed è finito in carcere. Per la vittima, in ospedale i sanitari hanno fatto una diagnosi di trenta giorni per le ferite riportate durante l’aggressione.
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