Non più cinque ma nove uomini con il volto coperto, capitanati dal pregiudicato Mauro Cappadonna. Una vera e propria spedizione punitiva per pestare il medico in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele. Si arricchiscono di ulteriori sviluppi le indagini sull’aggressione avvenuta la sera del 1 gennaio 2017. Nel lavoro della polizia, che ha individuato fino a questo momento cinque persone, emerge con forza il ruolo che avrebbe avuto un dipendente del 118. L’uomo, che dovrebbe essere un parente di Cappadonna, avrebbe utilizzato il codice di servizio per fare entrare il gruppo dalla zona d’attesa, destinata al pubblico, all’area all’interno della quale si trovava il dottore nel mirino.
Il soccorritore, che è stato denunciato, adesso rischia anche un provvedimento disciplinare da parte dell’azienda ospedaliere. Nel nosocomio di via Plebiscito le bocche oggi sono cucite e oggi si è svolta l’udienza per convalidare il fermo di Cappadonna, come spiega a MeridioNews l’avvocato Antonio Fiumefreddo difensore dell’azienda ospedaliera. «L’arrestato è stato messo ai domiciliari ed è stato accolto l’aggravamento del capo d’imputazione – spiega il legale -. Inizialmente gli erano state contestate le lesioni ma io ho chiesto anche l’interruzione di pubblico servizio con violenza. Il giudice ha accolto anche l’acquisizione del video delle telecamere di sicurezza e la difesa di Cappadonna ha chiesto un termine per poterle visionare e analizzare». Il medico vittima del pestaggio, che ha riportato un edema all’occhio e alla testa, era accusato dai malviventi di non avere fornito le generalità di una donna che era stata ricoverata nel pomeriggio. La stessa, mentre si trovava a bordo del suo motorino, avrebbe urtato la macchina di Cappadonna.
Il pregiudicato si sarebbe recato al pronto soccorso per chiedere il nominativo ma, come previsto dalla legge, il medico si è opposto, argomentando che non era legittimato a fornire le generalità di pazienti a chi non è diretto congiunto. Cappadonna, come si vede in un video pubblicato dal giornale Tribù press, entra una prima volta direttamente al pronto soccorso accompagnato da un uomo che apre, digitando un codice, una porta. Una volta dentro i due discutono con una persona in divisa, forse un vigilante, con il quale parlano a più riprese. Dopo alcuni minuti il pregiudicato e il suo accompagnatore passano all’interno di una stanza dopo avere percorso un corridoio. Da qui escono, visibilmente contrariati, dopo sei minuti.
A questo punto Cappadonna si reca fuori dal reparto e rientra al pronto soccorso, dalla stessa porta secondaria ma che questa volta viene aperta dall’interno, accompagnato da nove uomini. Alcuni di loro hanno il volto scoperto, altri usano il cappuccio dei giubbotti per non essere riconoscibili dalle telecamere. Il gruppo ritorna nella stessa stanza di prima e il primo a entrare è il pregiudicato etneo. Qualcuno resta fuori dalla stanza ad aspettarlo ed è in quell’istante che avviene il pestaggio del medico.
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