«Aggredito in centro mentre andavo al bar» Lettera aperta di un cittadino alle istituzioni

Valerio D’Urso è un professionista. Fa il fotografo e, dopo aver vissuto per tanti anni fuori dall’Italia, ha deciso di tornare a Catania e di aprire una sua attività nell’area del Centro contemporaneo. Stamattina mentre camminava in una strada centrale è stato aggredito, apparentemente senza motivo, da un uomo in stato di ebbrezza. Un episodio che si somma a tante altre piccole e grandi difficoltà e che lo ha scosso. Per questo ha deciso di prendere in mano la sua amarezza e di scrivere una lettera al questore, al comandante dei vigili urbani e al sindaco di Catania. Ci ha voluto inviare il suo sfogo che pubblichiamo integralmente.

Stamattina sono stato aggredito in via Paternò, in pieno centro di città anche se in una via secondaria. Come sono solito per la pausa pranzo, ero diretto al bar per consumare qualcosa. Mentre camminavo sul marciapiede, sono stato colpito al viso da un ragazzo, che ha iniziato ad inveire contro di me, i siciliani e più genericamente verso gli italiani cristiani, facendosi nuovamente incontro. Dopo un primo momento di esitazione, cercando pure di calmare l’animo del ragazzo, ho dovuto difendermi fisicamente, ricavandone occhiali rotti, telefono rotto e maglietta strappata.

Ho chiamato il 113 che è prontamente intervenuto, ha identificato entrambi chiedendo documenti di riconoscimento. Il ragazzo, che era in evidente stato di ebbrezza, già segnalato e con obbligo di firma presso una caserma dell’arma, registrato l’intervento e fatta la segnalazione in centrale, veniva lasciato andare. Gli agenti mi hanno detto che solo se avessi avuto lesioni gravissime avrebbero potuto far qualcosa. Posso così limitarmi a una denuncia per aggressione che andrà a sommarsi a quelle già a suo carico, avendo già procedimenti in corso.

La via Paternò si trova all’inizio dell’area del Centro Contemporaneo che prosegue su via San Michele e si apre su piazza Manganelli, area da lei, signor sindaco, ben conosciuta e riconosciuta come cuore vitale della città, quartiere di artisti ed artigiani, come me che sono un fotografo, ma anche di negozi ed attività varie. Attività che grazie alla mancanza di controllo del territorio, sono sempre meno frequentate dai catanesi, perché le persone hanno paura di trovarsi in situazioni simili alla mia, finita solo con un mal di testa, o ben più gravi. Anche gli episodi di microcriminalità qui in centro sembrano essere all’ordine del giorno e della notte, sentendo i diversi racconti che in questi due mesi, da quando mi trovo ad operare in quest’area, ho avuto modo di raccogliere.

Area piena di turisti ed attività storiche, alcune delle quali chiudono i battenti perché i clienti hanno paura di trovare parcheggiatori abusivi, che anche io vedo giornalmente al loro posto di lavoro, gruppi di ubriachi dalle prime ore del giorno elemosinare e bivaccare nel pieno cuore della città, tra piazza Spirito Santo, via di Sangiuliano, tutta la via Etnea fino ad arrivare in piazza Duomo. Io ho avuto l’occasione di conoscerla per motivi professionali e sentirla parlare in diverse occasioni di Catania come di una città europea, aperta al turismo e alla cultura. Parole certamente condivisibili nei contenuti ma, a quanto vedo, non ancora nei fatti.

Non voglio io, che sono un suo concittadino medio, dirle cosa fare o meno. Ma nelle città europee e non, ci sono stato e ci ho vissuto. Ho deciso di tornare a vivere e lavorare qui, dove voglio restare. Non c’è bisogno di chissà quali strumenti per far sì che qualcosa possa, col tempo, migliorare. Nulla di straordinario, c’è solo bisogno di fare rispettare le regole. Quelle che valgono per tutti, che non discriminano tra un lei non sa chi sono io ed un comune cittadino. Le regole di una normale amministrazione, non fatte ad hoc per chissà quali eventi. L’unica cosa che serve è la volontà, altrimenti non si vuole nessun cambiamento.

Valerio D’Urso

Redazione

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