Affitti a Roma? Conviene farsi adottare

Marta ha lunghi capelli neri e occhi grandi, 19 anni e tanta voglia di vivere a Roma. Siracusa, pensa, non ha più nulla da darle. È accaldata e beve un tè freddo con la mamma davanti alle poste di Piazza Bologna. Sono esauste. Hanno camminato per ore, dal primo mattino, per cercare gli indirizzi degli appartamenti che avevano trovato su Porta Portese. Manco a dirlo, una delusione dopo l’altra. Eppure Marta non riusciva a capire come la madre potesse non considerare un grande affare quella specie di bugigattolo con una sola finestra in alto in cui a stento si stava in due, che il proprietario era stato così gentile da… “per voi, solo per voi che siete siciliane e io la Sicilia ce l’ho ner core, facciamo (ma poi facciamo chi? Fai!) 450 euro al mese, spese escluse”. Peccato che mamma fosse stata così ingenua da chiedere il contratto e quello, stizzito – che poi a Roma vor dì ‘ncazzato – avesse risposto “a signò, ma come, io je sto a fa ‘n favore e voi ve ne approfittate? E poi nun crede sa, ‘r contratto è solo ‘na fregatura”. Eccole qua, quattro appartamenti dopo, stanche morte e con in testa l’idea che forse Roma non è questa meraviglia…

A dire il vero, Marta non esiste. O meglio, diciamo che al momento non l’abbiamo ancora conosciuta, ma di Marte in giro per Roma ce ne sono tante. Sono tutte quelle, ma anche tutti quelli, che lasciano la propria terra d’origine – soprattutto il Sud – per trasferirsi a Roma nella speranza di un futuro migliore (ma ci si accontenta di un futuro e basta). Lo scoglio maggiore che devono affrontare è il primo, quello dell’alloggio, e, in questo senso, che si venga dal nord, dal sud o dal centro, le difficoltà iniziali sono le medesime e non c’è modo di sfuggire a qualche fregatura. Specie se non si ha nessuno che si conosce in città e che ci potrebbe illuminare sul fatto che, al contrario di quanto dice quell’annuncio, Tor Pignattara non è esattamente a due minuti dalla città universitaria, o che “modiche spese” implica un’accezione di “modico” a noi finora sconosciuta.

E’ proprio questo l’aspetto più desolante della ricerca di un appartamento nella capitale: lo sciacallaggio. Chi ha cercato casa qui e non è stato baciato dalla fortuna (o da Laziodisu, l’ente regionale per il diritto allo studio che fornisce alloggi per studenti fuori sede con basso reddito) sa benissimo cosa intendiamo. Il sorriso brillante, lo sfregamento delle mani, lo sguardo furbo di chi guarda te ma vede solo il tuo portafogli. I venditori di professione, i proprietari degli appartamenti destinati a studenti sono in grado di far passare per occasioni irripetibili stanze minuscole in cui verrebbero messe alla prova le capacità respiratorie di chiunque.

Il problema di Roma è che qui non esistono “zone universitarie” allontanandosi dalle quali l’affitto diminuisce. Qui sembra che tutto sia centro. Le università statali infatti sono ben tre (La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre), quelle private un’infinità. Oltre alle più famose (Cattolica, Luiss, Lumsa) infatti, sul territorio romano sono tantissimi i piccoli atenei privati dai nomi più curiosi, dall’Università di Malta (che vanta tra i suoi laureati Ricucci) a quella Europea. Senza parlare poi, della miriade di scuole di teatro (Roma è la città del cinema), di specializzazione, delle scuole sedi di master e così via, per un elenco che potrebbe non finire più. Ecco qua, allora, che il costo medio per l’affitto di una stanza singola oscilla tra i 400 e i 450 euro al mese, spese escluse naturalmente. Se poi si sceglie un quartiere che non solo è vicino all’università, ma che è anche decente – o persino carino – e ben servito dai mezzi pubblici, allora si arriva in un batter d’occhio a 500-600. Per le stanze doppie ovviamente il discorso è diverso (300-350 euro mensili), ma, a meno che non si vada a stare con qualcuno che si conosce già, l’opzione non è consigliabile, salvo certo non si abbia uno spirito, come dire, avventuroso…

Gli studenti fuori sede a Roma sono un esercito: tra gli 85 e i 100 mila, su una popolazione universitaria che nella regione ne conta 250- 300 mila, l’80% dei quali non ha un regolare contratto d’affitto.
Le iniziative volte a migliorare la situazione e a liberare gli studenti da affitti da usura sono molte, ma quasi tutte, ahimè, ignote ai diretti interessati, soprattutto perché poco pubblicizzate. Per esempio, risale a 2 anni fa l’istituzione, da parte della Provincia di Roma – guidata da Piero Marrazzo – dell’Agenzia degli Affitti, che mette in contatto gli studenti con un elenco sempre aggiornato di affittuari “in chiaro”. Il potenziamento dei lavori dell’Agenzia è infatti tra gli obiettivi della Provincia, oltre alla costruzione di nuove case dello studente.

Una soluzione adottata da molti, specie se alla loro prima esperienza romana, è quella del collegio. E’ notorio che Roma sia anche, e per alcuni soprattutto, la città della Chiesa. “A Roma, è difficile separare cosa appartiene alla Chiesa e cosa no”, afferma Curzio Maltese. E’ quasi impossibile, in verità. Un’inchiesta de “Il Mondo” stabilisce che i collegi religiosi in città sono 43, a cui si aggiungono i 400 istituti di suore, 90 istituti religiosi, 16 conventi e 30 monasteri, la gran parte dei quali mette a disposizione stanze per fuori sede. Questo tipo di sistemazione è ideale per chi ancora non conosce la città o non ha nessun punto di riferimento qui, ma le rette sono proibitive in molti casi (dai 500 agli oltre 700 euro mensili) e, nel caso di collegi gestiti interamente da ordini religiosi, bisogna anche fare i conti con il coprifuoco, ovvero le portinerie che chiudono alle 22 e 30 e in alcuni casi persino alle 21. Senza considerare che è assai raro trovare una struttura del genere che disponga di camere singole (sono quasi sempre doppie o triple), e soprattutto, che emetta ricevute di pagamento o fornisca contratto d’affitto.

Infine, esiste anche un’iniziativa, “Adotta uno studente”, che invoglia chi vive solo e ha stanze libere a disposizione, a prendersi in casa un universitario. In questo caso, il guadagno è biunivoco: ci guadagna lo studente che affitta una stanza in un quartiere molto spesso centrale a un prezzo non altissimo, ma ci guadagna anche il proprietario di casa che, rimasto solo, ha a disposizione buona compagnia nonché la possibilità di continuare a mantenere la casa con l’entrata mensile garantita dell’affitto. Certo, sempre che lo studente ambisca a questo tipo di destinazione.

In definitiva, le opzioni sono molteplici, ciascuna delle quali presenta un rovescio della medaglia. Per informazioni e chiarimenti, i siti cui far riferimento sono: www.laziodisu.it , per borse di studio e posti alloggi, www.portaportese.it e www.bakeca.it , i due siti più gettonati dagli studenti “romani” per gli annunci di affitto e, infine, www.collegiroma.it  per la lista dei collegi capitolini con stanze che offrano alloggio ai fuori sede. Buona fortuna allora. E non solo a Marta.

Maria Teresa Bronzi

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