Affaire Humanitas: cosa è cambiato nella Sanità siciliana? Di male in peggio…

MENTRE LA REGIONE AUTORIZZA NUOVI CENTRI PRIVATI, NON SI SA PIU’ NULLA DEL CEMI- CENTRO DI ECCELLENZA MATERNO INFANTILE. SI VALORIZZA IL PRIVATO A SCAPITO DEL PUBBLICO…

da Giuseppe Bonsignore,
Vice Segretario Provinciale di Palermo  CIMO ASMD- Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri,
riceviamo e volentieri pubblichiamo una interessante riflessione sul caso Humanitas e sulla Sanità siciliana:

Il declino dell’epopea cuffariana fu caratterizzato, anche ma non solo, dalla veemenza con cui una raffinata operazione mediatica puntò il dito accusatore contro la sanità siciliana, addirittura etichettata come “mafia bianca” e raffigurata come l’habitat in cui prosperava il malaffare. Quell’esperienza politica terminò con un tonfo assordante, quello del martello del Giudice che ne segnò di fatto la fine. L’ennesima caduta degli dei fu vissuta da tanti con un senso di liberazione e grandi aspettative, anche da chi ancora si apprestava a scendere dal carro dell’ex vincitore ma era già pronto a saltare su quello del rinnovamento e della nuova sbandierata legalità. Alla resa dei conti, tutti quanti, dai furbi e smaliziati agli ingenui che si aspettavano realmente un cambiamento sia nell’etica della politica che nelle azioni concrete, hanno dovuto rassegnarsi all’ennesima delusione, ai soliti inganni.

E oggi? Nelle parabola che va dal cuffarismo al lombardismo al crocettismo, cos’è cambiato davvero nella politica e soprattutto nella sanità siciliana? E’ quasi scontato affermare che ancora una volta, nella terra del Gattopardo, tutto cambia affinché nulla cambi. Passano le stagioni e i nomi dei politici, si alternano i governi regionali, ma non cambiano i comportamenti della nostra classe dirigente. Siamo perennemente sballottati da un sistema di potere ad un altro, in un gioco dell’oca in cui, ad ogni giro, c’è qualcuno che ha in mano i dadi da tirare sul tappeto con l’unico intento di occupare il maggior numero possibile di caselle. Siamo storditi da tutto ciò e incapaci di reagire con la dovuta efficacia. Cambiano i soggetti ma il sistema rimane immutato. Quel sistema che avrebbe dovuto gestire e garantire la salute pubblica ma che invece, oggi più di prima, assomiglia ad un territorio di conquista in cui i vincitori di turno possono liberamente spartirsi un po’ di tutto, dai Direttori Generali ai Primariati, dagli appalti pubblici alle innumerevoli fruttuose gare per acquisizione di beni e servizi. In realtà, oggi non c’è alcuna percezione di cambiamento rispetto alle epoche precedenti. Si continua alla stessa identica maniera, forse quasi più arrogante di prima perché fintamente ammantata dalla patina della legalità, con un autoreferenzialità che non conosce limiti. Le cronache recenti, con tanto di polemiche sia sulla sanità pubblica che su quella privata, ne sono puntuali e implacabili testimoni.

In piena crisi economica nazionale ed internazionale, in una Regione in cui la sanità è da anni sottoposta ad una cura dimagrante senza precedenti, in cui ai tagli del finanziamento statale si aggiunge un piano di rientro che sembra non dover mai finire, ci si sarebbe aspettato un rigore amministrativo senza precedenti, un’oculatezza negli investimenti che accompagnasse i sacrifici di tutti i cittadini che continuano a sopportare la contrazione del reddito, l’aumento del prelievo fiscale sia statale che locale, la riduzione quali-quantitativa dei servizi pubblici erogati. E invece a fronte di tanti sacrifici assistiamo alle solite manovre e agli intrighi di palazzo, alle ben note sceneggiate dei politicanti che, quando vengono pizzicati con le mani nella marmellata, giocano a scaricarsi le responsabilità l’uno con l’altro, gettando fumo negli occhi ai più sprovveduti e aspettando che passi la tempesta.

Il caso Humanitas è un fatto grave. Ed è un caso che torna ad evidenziare come la sanità possa rappresentare ancora una volta la classica buccia di banana su cui altri sono scivolati in passato. Senza nulla togliere alla validità del progetto e alla bontà dell’iniziativa imprenditoriale privata, è un caso che presenta molti punti oscuri, ancora tutti da chiarire. Come può un Governatore che della trasparenza e della legalità ha fatto l’emblema della sua “personale rivoluzione politica” provare a nascondere un impegno di danaro pubblico di tale portata e in un settore sottoposto a ripetuti tagli e sforbiciate di ogni tipo? Come mai uno dei suoi principali alleati politici si accorge con altrettanto grave ritardo dell’esistenza di una delibera di giunta vecchia di alcuni mesi e di un progetto di edilizia sanitaria che è già al via dei lavori? Come può un Assessore tentennare così a lungo di fronte a una vicenda di propria pertinenza e replicare soltanto dopo l’attacco sferrato dal suo predecessore? Come è possibile in una Regione che si appresta ad assestare un’altra mazzata agli ospedali pubblici con ulteriori tagli di posti letto, sottoscrivere un accordo di ampliamento degli stessi posti letto di una sola e specifica struttura privata?

Nella delibera di giunta sottoscritta a luglio scorso si parla ripetutamente di “eccellenza” sanitaria. Ma perché il governo Crocetta e l’Assessore Borsellino non si curano anche e di più dell’eccellenza pubblica? E, a tal proposito, si sono mai chiesti che fine a fatto il CEMI? Il progetto per la costruzione del Centro di Eccellenza Materno Infantile venne finanziato dal governo Cuffaro per essere poi ripreso e portato avanti dal governo Lombardo all’indomani della chiusura di vari reparti pediatrici palermitani dovuta alla legge regionale voluta da Massimo Russo. Il 19 maggio del 2010, alla cerimonia della posa della prima pietra l’allora Assessore alla Salute profetizzò solennemente che la struttura “modernissima, efficientissima e all’avanguardia per concezione edilizia e attrezzature sanitarie, sarebbe stata pronta al più tardi entro 3 anni”. Sembra quasi di rileggere le stesse parole adoperate nella delibera dell’attuale giunta regionale a proposito dell’iniziativa privata della clinica Humanitas! Ebbene, i tre anni sono già passati e a far compagnia alla desolata prima pietra ci sono solo cumuli di sabbia e qualche scheletro in acciaio. Per il resto tutto è fermo. Non si vede neanche una ruspa in azione e un operario al lavoro. In compenso ci sono due gru dal patriottico aspetto, di tricolore dipinte, proprio accanto alla pista di atterraggio dell’Elisoccorso del 118 che per tale ragione non può essere utilizzata.

E allora, ci domandiamo, perché dare il via libera ad un nuovo polo sanitario impegnandosi ad accreditarlo e ad ampliare la sua dotazione di posti letto a discapito di quelli pubblici? Perché favorire l’eccellenza privata mentre quella pubblica langue sotto cumuli di sabbia, con la sola speranza che, al contrario di quanto avvenuto per l’ospedale di Agrigento, a questa venga prima o poi aggiunto il cemento. E quanti anni dovremo ancora attendere per vedere ultimato il CEMI? Basterà a ridestare chi dorme sugli allori la meritoria iniziativa di privati cittadini, quel Movimento per la Salute dei Giovani che cerca disperatamente di riaccendere i riflettori sul Centro di Eccellenza Materno Infantile, prima che i propri figli diventino padri a loro volta.

Sulla vicenda Humanitas e sulla conduzione politica dell’intera sanità siciliana c’è ancora molto da chiarire, tanti sono gli interrogativi che non hanno avuto una risposta coerente. Ma intanto gli addetti ai lavori, chi opera quotidianamente nella sanità pubblica tra mille difficoltà, ha il legittimo e fondato timore che la nave su cui si trova stia andando ancora una volta alla deriva. Anzi peggio, forse alla guida c’è un comandante Schettino di turno, pronto a puntare diritto sugli scogli mentre a bordo si fa festa.

Dr Giuseppe Bonsignore

Segretario Aziendale OO.RR. Villa Sofia – Cervello

Vice Segretario Provinciale di Palermo

CIMO ASMD

Redazione

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