Aenne Press, annullato il sequestro dei beni Famiglia Nangano: «Resta danno d’immagine»

Annullato dal tribunale del Riesame il sequestro dei beni di Aenne Press spa di Ficarazzi, maggior distributore di libri, giornali e riviste in Sicilia. La Guardia di Finanza aveva effettuato il sequestro preventivo di 1,3 milioni di euro tra disponibilità finanziarie, immobili e quote societarie con l’ipotesi di false fatturazioni.

Lo ha spiegato lo stesso presidente della società Giovanni Nangano che ha pubblicato il dispositivo della sentenza sulla sua pagina Facebook. «Il Tribunale del Riesame di Palermo – spiegano gli avvocati Fabio Vanella, difensore della Aenne Press spa, Manlio Pennino e Giuseppe Castronovo, difensori di Giovanni Nangano – in accoglimento dell’impugnazione proposta, ha provveduto sabato 12 gennaio 2019, ad annullare il provvedimento disponendo l’immediata restituzione delle somme nella disponibilità della società e del signor Giovanni Nangano, riservandosi il deposito delle motivazioni. Il provvedimento del Tribunale del Riesame, ferma ogni ulteriore considerazione all’esito del deposito della motivazione, si pone in linea con le decisioni adottate in merito alla vicenda dalla commissione Tributaria provinciale di Palermo che ha annullato gli avvisi di accertamento ritenendo insussistente l’ipotesi che l’Aenne press si fosse avvalsa di fatture per prestazioni inesistenti al fine di ottenere indebiti risparmi di imposta».

La famiglia Nangano, sulla pagina Fb della Aenne Press, si è mostrata dispiaciuta: «Purtroppo il danno d’immagine rimane per chi non conosce la famiglia Nangano e non conosce il nostro gioiello, il nostro orgoglio, la nostra Aenne Press, un’azienda sana, seria e costruita mattone dopo mattone con tanto sudore e tanti sacrifici. Le persone che ci conoscono bene, con le loro telefonate e gli abbracci di solidarietà ricevute in questi due giorni non hanno avuto dubbi sull’infondatezza di quanto scritto e raccontato dalla macelleria mediatica. Rimane solo il perché qualcuno ha diramato questa infame notizia lo stesso giorno che era stato già depositato il dispositivo di dissequestro».

Redazione

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