Oggi Cgil, Cisl, Uli e persino Confindustria Sicilia hanno chiamato a raccolta i propri adepti a Palermo. Una manifestazione per dire al governo della Regione, con appena tre anni di ritardo, che nella nostra Isola, se non tutto, buona parte del tutto va a rotoli. Oggi cè anche unaltra notizia – che abbiamo illustrato stamattina sul nostro giornale -: un disegno di legge che punta a ridisegnare il rapporto tra chi riscuote i tributi e i cittadini siciliani.
Questo provvedimento, è chiaro, è una risposta alle proteste dei Forconi, che sulle cartelle esattoriali e sui pignoramenti hanno condotto – e conducono – una battaglia durissima. Anche se stamattina la questione cartelle esattoriali-pignoramenti ha fatto capolino anche alla manifestazione di sindacati e Confindustria. Non avendo mai espresso, in questi tre anni, rivendicazioni serie rispetto a unazione di governo regionale che è quella che è, Cgil, Cisl, Uil e industriali siciliani, di fatto, hanno copiato – come si faceva con i compiti a scuola – questa rivendicazione dei Forconi. Meglio tardi che mai, comunque.
Alla luce della manifestazione e del disegno di legge sulle esattorie, abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con Mariano Ferro, il leader dei Forconi.
Il disegno di legge lho già letto – ci dice Ferro -. Ed è uniniziativa parlamentare lodevole. Certo, può essere migliorato. Ma di per sé è un atto politico importante. Ovviamente, stiamo parlando di un disegno di legge.
– Cioè?
Il governo Lombardo può contare a Sala dErcole su unampia maggioranza. Il disegno di legge è stato presentato da quattro parlamentari di maggioranza. Bene, lo approvino. In tempi stretti.
– E della manifestazione di stamattina?
Mi sono molto divertito. E divertente vedere tante persone che dovrebbero rappresentare i lavoratori, che prima dicono a noi che sbagliamo e poi scendono in piazza per gli stessi nostri motivi.
– Vi hanno pure copiato la storia delle esattorie e dei pignoramenti.
Lo sappiamo. Hanno studiato. Sono preparati….
– Che voto diamo a Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia. Stamattina era pure in piazza a protestare…
Lo Bello ha fatto in chieve regionale quello che ha già fatto a Siracusa. Su di lui ho poco da dire, anche perché, dopo le incomprensioni iniziali, ha capito le nostre ragioni. Non capisco, invece, le organizzazioni agricole. Soprattutto la Coldiretti.
– Ovvero?
Guardi, i capi della Coldiretti siciliana campano sulle spalle degli ignari agricoltori. Per non fare nulla di concreto. Anzi, una cosa concreta la fanno: si mettono in tasca lauti stipendi.
– Non è che possono lavorare gratis…
Noi abbiamo più volte chiesto a questi signori della Coldiretti siciliana a quanto ammontano le loro retribuzioni. Non abbiamo mai ricevuto alcuna riposta. Forse si vergognano a farlo sapere.
– Coldiretti a parte, a che punto è la protesta? Da un paio di settimane girate per i Comuni, organizzate assemblee, fate volantinaggio. Ma di altro non cè nulla. Vi siete un po addormentati…
Non è così. Lei sottovaluta lazione che abbiamo svolto in queste settimane nei Comuni. Un sacco di siciliani che non ci conoscevano oggi ci conoscono. Non è stato facile. Ci sono giorni che usciamo di casa alle cinque del mattino e torniamo a mezzanotte. Spesso saltiamo pranzo e cena. Ma il lavoro è servito.
– Daccordo, ma sto lavoro non si vede.
– Lo vedrete il 6 marzo, quando arriveremo a Palermo. Questa volta non sarà una semplice manifestazione di piazza.
– Che farete?
Presidieremo i palazzi della politica siciliana. Siamo anche pronti ad occuparli. Questa volta chiediamo risposte. Chiare. Precise.
– Penderete esempio dai No Tav?
Se lo vuole sapere, io e molti amici del Movimento apprezziamo lo spirito dei No Tav. Pongono questioni serie. Ma nessuno li prende in considerazione. Che dovrebbero fare? Subire e basta? La verità è che in Italia sta passando la tesi che le ragioni del popolo non debbono essere ascoltate. Il popolo italiano deve obbedire, pagare e sorridere. Tutto ciò è inaccettabile. Questa non è democrazia. Ai No Tav va la mia totale solidarietà. Così come la mia solidarietà va alle famiglie e alle imprese che ogni giorno, nel silenzio assordante, debbono fare i conti con i disastri dellautostrada Salerno-Reggio Calabria.
– Scusi, che centra la Salerno-Reggio Calabria?
Lo vede? Anche lei non sa quello che sta succedendo.
– Che sta succedendo?
Se lo ricorda il governo Berlusconi? Gli impegni inderogabili?.
– Certo, limpegno era di sistemarla in tempi stretti.
A parole. Perché, nei fatti, i lavori sono bloccati. Cantieri fermi.
– Perché?
Credo che siano finiti i soldi. Sa cosa penso? Che la Salerno-Reggio Calabria, se andrà bene, verrà completata nel 2050. Anche su questa storia, nessuno protesta più. Dai No Tav a Reggio Calabria, fino in Sicilia, dobbiamo subire e stare zitti. Poi arriva il signor Monti e ci dice che il lavoro fisso è noioso. Lui e gli altri parlamentari, intanto, si mettono in tasca venti mila euro al mese. Mentre un agricoltore siciliano, che non sa come vendere i propri prodotti, muore di fame.
– Da qui al 6 marzo che succede?
Stiamo ragionando sulle raffinerie di Priolo. Erg nord ed Esso. Ci rendiamo conto che questa azione sarà pesante. Ma è inevitabile. Se per ora non ci siamo mossi è perché siamo concentrati sulla manifestazione del 6 marzo. Ma stiamo ragionando. Voi continuante a non crederci. Ma siamo solo allinizio.
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