Ad Assisi il forum della speranza: “Oltre l’euro l’alternativa c’è”

CON I FATTI E CON I NUMERI. PER ANDARE OLTRE UNA ECONOMIA COSTRUITA PER IL BENE DI POCHI

Da Federica Aluzzo- Consigliera Comunale di Palermo- riceviamo e volentieri pubblichiamo un interessante articolo sul Forum europeo che si è svolto ad Assisi in cui si è indicata la strada per una economia dal volto umano:
Quest’economia uccide. Lo dice anche Papa Francesco nel suo Evangelii Gaudium sottolineando l’importanza di far ritornare le persone al centro della politica che oggi sembra invece rispondere solo al progetto di globalizzazione mortificando le peculiarità nazionali e sensibile solo alle logiche della grande finanza e dei mercati senza mostrare alcun pudore di fronte alla miseria e alla povertà vissuta dai cittadini o alle emergenze attuali come quella dell’immigrazione.

Pur amando il concetto di Europa Unita dei popoli mi rendo conto che questa Unione europea ha tradito ogni aspettativa ponendo gli Stati membri in una posizione di sudditanza. Non ci si illuda infatti che i politici italiani attualmente abbiano una loro autonomia. L’Italia è commissariata come dimostra il fatto che la finanziaria, che è il più importante atto di un paese, debba prima essere valutata dai burocrati europei e solo dopo aver avuto la loro autorizzazione, può essere trattata in parlamento; o che la finanziaria della regione siciliana sia stata sottoposta all’esame del commissario dello stato subendo tagli ed umiliazioni come ad es. il taglio di 10.000 euro destinati a potenziare le ricerche degli scomparsi siciliani; o che il Comune di Palermo faccia fatica a garantire i servizi essenziali ai cittadini a causa di tagli di 140 milioni di euro subiti dal governo nazionale in un anno in nome del rispetto dei vincoli imposti dall’Unione europea.

Ormai tutti gli Stati membri hanno capito che le politiche di rigore imposte dai trattati europei non possono in alcun modo produrre crescita economica. Di questo ed altro si è discusso al Forum europeo di Assisi organizzato dal Coordinamento nazionale della sinistra contro l’euro: “Oltre l’euro l’alternativa c’è” (http://www.sinistracontroeuro.it) a cui hanno partecipato delegazioni di Grecia, Francia, Spagna e d Ucraina. Un confronto intenso, in cui si è evidenziato come sia importante non dare la colpa all’U.E. o alla Germania per la situazione in cui ci troviamo che è invece il frutto di una più grande alleanza Europa-Usa che non vede l’euro come l’antagonista del dollaro, ma come una moneta voluta proprio dagli Stati Uniti per supportare il dollaro stesso e, internamente all’Europa, un’alleanza tra le borghesie degli Stati membri che difendono il capitalismo creando muro contro ogni forma di socialismo.

L’alternativa disegnata al Forum non riguarda solo una mera politica economica monetaria; si è discusso infatti di ridisegnare il modello sociale: occorre tornare ad una moneta nazionale e recedere dai trattati europei che favoriscono il liberismo, e, come proposto dal Prof. Nino Galloni, creare una moneta che non sia riserva di valore, ma venga usata per favorire beni-servizi e piena occupazione, incentivando attività che valorizzino la creatività ed i talenti dei singoli individui. Si parta dalla produzione per soddisfare la domanda interna e si esportino solo le eccedenze.

E come dimostrato da Brancaccio con dati alla mano, frutto di uno studio di 28 paesi usciti da cambio fisso, non ci sarebbe il problema dell’incremento di inflazione se non che di pochi punti percentuali il primo anno per poi diminuire nei cinque anni successivi. Concludendo si è ribadita la necessità di creare una coalizione non solo di sinistra tra gli Stati membri dell’UE, per fare in modo che questi temi non vengano lasciati alla destra estremista, e di incontrarsi nuovamente entro novembre ad Atene. Anche io sogno più Europa, ma un’Europa che risponda alle esigenze delle persone, le cui fondamenta poggino su un terreno equo diverso quindi da quello attuale che favorisce solo un’èlite (www.cambiamoleuro.it). Ma il cambiamento deve partire intanto da “casa nostra”. Occorrono decisioni coraggiose e radicali e soprattutto la volontà politica di metterle in pratica.

Redazione

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