Per fare un medialab ci vogliono studenti dotati di buona volontà, professori che si occupino di coordinare le varie attività, almeno 21 ore di lavoro, spazi a sufficienza e tanta iniziativa.
Quest’anno – dopo il successo conseguito l’anno scorso e dimostrato nella rappresentazione finale de “La cueva de Salamanca” – il teatro in lingua spagnola torna a grande richiesta, classificandosi tra i medialab più gettonati, coordinato dalle professoresse Manuela Di Pietro e Sandra Boeme, e supervisionato da Domenico Cusato, docente di ispano-americano.
È prevista dal laboratorio, oltre all’attività degli incontri settimanali, anche una rappresentazione teatrale di fine anno: così per la stagione 2008 le opere prese in esame saranno “La señorita de Tacna” e “La Chunga“, entrambe date alla luce dallo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, appositamente per diventare rappresentazioni teatrali e per dimostrare ancora una volta a lettore e spettatore che la vita, per quanto ricca e complessa, spesso non è sufficiente; l’essere umano che asseconda la propria natura non può far a meno di sconfinare in un mondo “altro”, quello dell’immaginazione, della fantasia, della finzione. La scelta delle due opere da leggere, analizzare, comprendere ed infine inscenare, non è casuale: sono affrontati in esse i vari temi della vecchiaia, delle abitudini culturali, della sessualità, del contrasto tra bellezza e bruttezza e – infine – della paura dell’amore.
Il lavoro svolto dagli aspiranti attori tenderà alla rappresentazione di un mondo che prescinde dal presente, quello del tempo della memoria, consentendo loro di interpretare un ruolo diverso da quello ordinario, di vestire i panni di personaggi inediti e mai banali, di indossare per una volta una maschera diversa da quella che la vita impone tutti i giorni. Questi gli scopi del laboratorio dunque; entrare in contatto con una dimensione che si discosta da quella della comune normalità e contemporaneamente incoraggiare e perfezionare l’uso della lingua spagnola. Saranno poi la pratica ed il coinvolgimento a fare il resto, ad insegnare implicitamente e, apparentemente, senza la pretesa di farlo.
Ma non è tutto: il medialab di teatro non è solo un’occasione per chi ha scoperto di essere attratto dal mondo delle rappresentazioni fittizie ma lascia spazio anche ad altri importanti ruoli, come quelli di scenografi, truccatori, narratori, suggeritori, costumisti e molti altri.
Unico, ipotetico, effetto collaterale è quello temporale: contrariamente al resto dei laboratori, che prevedono le canoniche 21 ore corrispondenti esattamente ai 3 crediti di “altre attività”, l’iniziativa preannuncia l’eventualità di dilatarsi un po’ di più nel tempo e nello spazio. Considerati però i risultati ottenuti nei primi tre incontri appena svoltisi, nessuno ha osato dubitare: qualche ora in più non può che essere ben accetta quando si tratta di imparare e crescere insieme, per di più divertendosi.
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