AcquAria, il mare di Sicilia in musica e danza e recitazione

di Beatrice Bondi

Cosa succede quando un musicista folk siciliano incontra una cantante folk italo-americana? Nasce un inconsueto ed emozionante spettacolo teatrale, dove si suona, si canta, si balla e si recita sulle onde delle più ataviche leggende e musiche della tradizione marittima siciliana.

Loro sono Vincenzo Castellana e Michela Musolino e il progetto si chiama AcquAria: rappresentazione teatrale in cui musica, danza e recitazione diventano un potente mezzo per andare a raccontare il patrimonio culturale marittimo della Sicilia.

“Il progetto vuole celebrare tutta la nostra musica e la letteratura legata al mare. Tutti i brani appartengono alla tradizione siciliana ed hanno una relazione particolare con quel mare che abbraccia sì la Sicilia, ma anche il resto del mondo.” A parlare è Vincenzo Castellana, musicista folk siciliano originario di Caltavuturo, paesino dell’entroterra palermitano.

Vincenzo, classe 1982, si occupa di musica popolare da un ventennio e da qualche anno vive ad Amsterdam, dove suona con la storica folk band siciliana “Taberna Mylaensis”. Professionista molto noto in ambito folk, Vincenzo ha lavorato anche con Ennio Morricone, per il quale ha suonato un flauto tipico siciliano nel film Baarìa di Giuseppe Tornatore.

Michela Musolino è nata nel New Jersey da genitori siciliani, ed è sempre stata particolarmente interessata alle tradizioni e alla musica dell’Italia meridionale, tanto da farne una professione. Nello spettacolo Michela canta in siciliano, e recita in inglese, mostrando appieno come convivono in lei due differenti culture.

La coppia artistica Vincenzo-Michela nasce nel tempio di Selinunte in Sicilia, dove si sono conosciuti e, proprio davanti al mare, hanno deciso di mettere insieme le loro ricerche e le loro doti artistiche per creare un progetto che raccontasse il mare, i suoi frutti e la sua furia: tutto ciò che dà, ma anche ciò che prende.

Così nel 2011 vede la luce AcquAria, spettacolo che sta avendo sempre più successo e che ha fatto tappa la scorsa settimana al Sea Music Festival di Mystic Seaport, mentre la prossima settimana sarà ospite dell’Old Town School of Folk Music di Chicago. Il liutaio siciliano Giuseppe Severini è venuto appositamente negli Stati Uniti per costruire alcuni degli strumenti particolari impiegati nello spettacolo.

“Il programma è molto vasto e racconta tutto ciò che il mare rappresenta per i pescatori e per la gente comune, unendo canti, balli e letteratura in un’ora e mezza di spettacolo cantato in siciliano e recitato sia in siciliano che in inglese”.

Vincenzo è un fiume in piena: “Usiamo strumenti molto particolari – precisa – come tritoni (conchiglie), fiscaletti (flauti tipici siciliani), tamburi e tamburelli, strumenti a corda come il mandoloncello e la chitarra battente, tipica della Calabria, che indica lo scambio culturale tra le zone che si affacciano sullo stretto di Messina”. E Michela aggiunge: “Usiamo strumenti estremamente rudimentali come il setaccio con il grano dentro, ma anche strumenti moderni, per poter riprodurre suoni diversi e originali. Inoltre alle canzoni tradizionali abbiamo affiancato canzoni folk più moderne, per fare capire che la musica popolare è viva”.

Tra tutti questi strumenti, Vincenzo sceglie il tamburo come mezzo espressivo per eccellenza. Spiega: “Ho imparato a usare il tamburo non solo per intrattenere, ma per esprimere sentimenti, come rabbia, dolcezza, gioia e amore”.

Lo strumento per eccellenza di Michela invece è la voce e, orgogliosa della sua doppia cultura italo-americana, dice: “Io voglio fortemente dare una voce a questo popolo, di cui mi sento parte. Queste tradizioni esistono da sempre e toccano le anime delle persone. Anche se sono musiche molto particolari, coinvolgono da subito persone molto diverse, perché comunicano a livello viscerale. E, in fondo, anche se veniamo da culture differenti, siamo tutti parte di questa umanità e condividiamo le stesse emozioni”.

Vincenzo e Michela suonano, cantano, ballano e recitano, rappresentando le usanze dei pescatori, e lo fanno alternando brani melodici dolci e gioiosi, coi quali dopo la pesca si celebravano i frutti ricevuti, con canti più aggressivi, oscuri e a volte cruenti, come quelli della Cialoma (la mattanza, ovvero la pesca del tonno).

“I pescatori durante la mattanza cantavano insieme per avere un ritmo durante il lavoro e scordare la fatica, ma anche soprattutto per celebrare il mare e farsi perdonare la violenza che avrebbero fatto sui pesci”, racconta Vincenzo, sottolineando come questi canti rappresentassero un vero e proprio rito.

Ma perché decidere di dedicarsi a una musica così particolare, che messaggio vogliono comunicare i due artisti? “Innanzitutto perché credo fortemente che le tradizioni rappresentino l’identità di un popolo, ed è quindi fondamentale preservarle”, risponde Vincenzo. Che aggiumnge: “In un’epoca in cui la tecnologia la fa da padrona, rischiamo di perdere il nostro patrimonio passato, mentre le radici sono importantissime per il futuro: se si hanno solide radici si può andare avanti con forza. L’identità è importante anche nella comunicazione, nello scambio tra le culture. Quando si è consapevoli delle proprie radici le si può condividere, mischiandosi con altri popoli differenti, senza perdere il proprio essere. Inoltre vorrei cercare di cancellare alcuni tristi stereotipi, creati in gran parte da quella rappresentazione data dal cinema di massa che dipinge una figura molto magra della Sicilia, che ha invece un patrimonio molto ricco e profondo”.

Da notare come uno spettacolo del genere sia per ora rappresentato solo negli Stati Uniti, e come lo stesso Castellana viva da anni in Olanda. Viene da porsi il solito quesito: come mai spesso le nostre origini e tradizioni sono più apprezzate all’estero? “All’estero sicuramente contribuisce il fattore novità, ma c’è anche molta più attenzione nei confronti dell’arte e della conservazione delle tradizioni”, risponde sempre Vincenzo, che continua: “Personalmente mi è piaciuta molto la dignità che viene riconosciuta all’artista in Olanda, dove viene considerato un bene da proteggere. In Italia questo non esiste. La cultura dominante è quella di basso livello trasmessa dalla televisione di massa, e questo è sicuramente un problema, che le istituzioni italiane non si occupano certo di risolvere.”

Aggiunge Michela: “Però il pubblico della musica folk è fantastico, e in Sicilia c’è un bel movimento molto attivo.”

Per ulteriori informazioni su AcquAria e i suoi artisti, visitate i siti web www.vincenzocastellana.org e www.michelamusolino.com.

E se volete sentirli a New York, Vincenzo e Michela si esibiranno domenica 23 giugno alle 9 pm presso Anyway Cafe, 34East 2nd Street.

 

Redazione

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