Acqua, la denuncia del Psd-Mpa: “Crocetta e i grillini insieme con i privati”

Lo confessiamo: pur seguendo i lavori della quarta Commissione legislativa di Sala d’Ercole, nemmeno noi siamo in grado di capire quello che sta succedendo con l’acqua. L’unico che fino ad ora – a nostro modesto avviso – ha dimostrato di avere le idee chiare su quello che si deve fare per passare dalla gestione privata alla gestione pubblica, così come previsto dal referendum popolare del 2011, è Franco Piro.

In un’interista rilasciata al nostro giornale, il portavoce del ‘correntone’ del Pd siciliano ha detto a chiare lettere che la prima cosa che deve fare la Regione è rescindere il contratto con i privati di Sicilacque. In seconda battuta rescindere i contratti con gli altri privati che operano in Sicilia.

Il Governo di Rosario Crocetta (e di Beppe Lumia) non sembra molto intenzionato a mandare a casa i privati. Questa era la tesi di Crocetta nove mesi fa, durante la campagna elettorale. Oggi, una volta massa nel ‘saccoccio’ la presidenza della Regione, ha cambiato opinione.

Se dobbiamo essere sinceri, non abbiamo capito quali siano le intenzioni della Commissione Ambiente dell’Ars, presieduta da Giampiero Trizzino. A Noi sembra che Trizzino sia contrario ai privati. Ma, oggi, un comunicato del Partito dei Sicilia-Mpa, chiama in causa Trizzino e il presidente della Regione. Definiti alleati all’insegna della gestione privata dell’acqua.

“Impegnato ad accreditarsi come portatore di una ‘rivoluzione’ – scrivono i parlamentari del Pds-Mpa di Sala d’Ercole, Vincenzo Figuccia, Giovanni Greco e Giovanni Lo Sciuto – il Presidente Crocetta, in questo caso accompagnato (a sorpresa?) da esponenti di spicco del Movimento 5 Stelle, deve aver confuso il significato del termine, che forse è per lui sinonimo di voltafaccia”.

I tre parlamentari affermano che “non si spiega altrimenti il comportamento del Presidente della Regione e del Presidente della IV Commissione (cioè di Trizzino ndr) che dopo aver fatto la gara a chi difendeva di più l’acqua pubblica in campagna elettorale, sono ora diventati i principali sponsor di un disegno di legge che, nei fatti, trasforma in carta straccia la volontà degli elettori espressa con il Referendum che, anche in Sicilia e anche grazie ad importanti prese di posizione del mondo della società civile, della Chiesa e dell’associazionismo, ha visto la quasi totalità dei cittadini esprimersi per l’acqua pubblica.”

Per Figuccia, Greco e Lo Sciuto, “il disegno di legge sulla gestione dell’acqua presentato dal Governo Crocetta e di fatto sostenuto dal Presidente della Commissione ricalca infatti vecchie logiche: tutela degli interessi dei privati; nessuna garanzia di servizi e tariffe contenute per i cittadini; sottomissione dell’acqua, bene fondamentale ed inalienabile, alle logiche del profitto”.

“Forse però Crocetta e Trizzino – chiosano sempre i tre parlamentari del Partito dei Siciliani-Mpa – hanno scelto di non scontrarsi con alcuni dei poteri forti che, a parole, dicono tanto di voler combattere, preferendo interessi privati a quelli dei cittadini”.

I tre deputati sono convinti del fatto che la strada del ddl in Assemblea non sarà così scontata come sembra. Per i parlamentari del PdS-Mpa, infatti “queste proposte sono in aperto conflitto con il volere dei cittadini e contro la sensibilità di molti parlamentari che, dubitiamo, resteranno a guardare”.

La cosa, lo ribadiamo, ci lascia perplessi. Anche perché, una decina di giorni fa, il capogruppo del Pds-Mpa all’Ars, Roberto Di Mauro, proprio a proposito dell’acqua, in un comunicato, ha affermato l’esatto contrario di quello che stasera affermano Figuccia, Greco e Lo Sciuto. E’ evidente che sull’acqua il gruppo parlamentare del Partito dei siciliani-Mpa è spaccato.

Anche l’atteggiamento del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle non ci convince fino in fondo. La Commissione Ambiente dell’Ars, presieduta proprio da Trizzino, discute da sei mesi un disegno di legge che prevede il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. E’ una sintesi tra il disegno di legge di iniziativa popolare redatto dai Comitati per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua e il disegno di legge -che punta sempre alla gestione pubblica – messo a punto da alcuni settori del Pd siciliano.

Un paio di settimane fa il Governo si è presentato in Commissione Ambiente nella persona dell’assessore all’Energia, Nicolò Marino. Presentando un testo che, di fatto, prevede il mantenimento della gestione privata dell’acqua. Questo è stato il voltafaccia del presidente Crocetta, come giustamente sottolineano i tre parlamentari regionali del Pds-Mpa.

La cosa non ci stupisce. Perché sappiamo che ci sono parlamentari dell’Ars direttamente interessati alla gestione privata dell’acqua (gli arresti di Messina non hanno scoraggiato la politica siciliana: questi mollano solo quando finiscono in galera: e forse nemmeno allora…).

La cosa che ci ha stupito, alcune settimane fa, è che, di fronte al Governo che presentava un nuovo testo sull’acqua, dopo sei mesi (e dopo, come già ricordato, che la stessa Commissione legislativa dell’Ars discuteva da sei mesi un testo), il presidente Trizzino abbia messo all’ordine del giorno il disegno di legge del Governo, togliendo quello che era in discussione.

La cosa non ci ha convinto, perché il regolamento, in questi casi, non prevede che la Commissione debba dare la precedenza al testo del Governo. Soprattutto se i testi – come in questo caso – sono antitetici.

Il presidente Tizzino, semmai, visto che i due testi non possono integrarsi, prevedendo cose diametralmente opposte, avrebbe dovuto mettere ai voti quale dei due testi esaminare. Questo avrebbe evitato le ambiguità he ancora oggi contraddistinguono questa vicenda, per certi versi inquietante, alla luce, anche, degli interessi – palesi e occulti – che stanno dietro l’acqua in Sicilia (mafia compresa, ovviamente). 

In una successiva seduta della stessa Commissione Ambiente, andata in scena una decina di giorni fa, è finita a baruffa generale.

Ora, la nostra sensazione è che in Commissione Ambiente sia in corso una sceneggiata per far passare il tempo, non fare nulla e lasciare la gestione dell’acqua ai privati (e ai politici che sono soci di queste società private).

Sarebbe bene che magistratura e Guardia di Finanza avviassero indagini approfondite sui tutte le società private – a cominciare da Sicilacque – che, dai primi del 2000 ad oggi, hanno gestito – male – l’acqua in Sicilia. Provando, come è stato fatto con la formazione professionale, a fare emergere i rapporti tra la politica e la gestione privata dell’acqua in Sicilia: una gestione fallimentare e, in alcuni casi, truffaldina.

 

 

Redazione

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