A dispetto della scorrevolezza del manto previsto per la pista, i lavori per la ristrutturazione del pattinodoromo di Acireale continuano a subire intoppi. Con l’estate che è trascorsa tra le denunce delle associazioni sportive che fruiscono della struttura in zona Tupparello e le fotografie dei luoghi sempre più degradati, comprese le aree a verde da tempo abbandonate, negli uffici comunali si sta ragionando su come fare fronte all’ultimo problema emerso: trovare i soldi per finanziare parte della variante necessaria per completare l’opera e ridare alla città una struttura sicura e a norma. La necessità nasce dal contenuto di una comunicazione arrivata due mesi fa dal dipartimento regionale allo Sport. A firmarla la dirigente generale Lucia Di Fatta. «La perizia non è ammissibile a valere sui fondi Fsc (il fondo per lo sviluppo e la coesione, ndr). Sino alla regolarizzazione tecnico-amministrativa e contabile si sospende l’istruttoria per l’erogazione delle somme richieste», sono due delle frasi contenute nel documento seguito alla proposta del Comune di utilizzare poco meno di 70mila euro per interventi supplementari.
L’opposizione della Regione nasce da una valutazione precisa: le varianti possono essere giustificate, e di conseguenza finanziabili, quando nascono da eventi imprevisti o modifiche alla normative. Quando, in altre parole, la scoperta di una situazione diversa rispetto a quella progettuale avviene in corso d’opera e non era preventivabile. Nel caso del pattinodromo acese rientrano in questa casistica, l’aumento dei costi di sicurezza legati al Covid e la scoperta degli ammaloramenti di strutture in cemento armato causati dall’ossidazione dei ferri di armatura. Tali interventi, però, valgono circa 20mila euro. Per i restanti 50mila, invece, la storia è diversa. «La perizia risulta essere stata redatta in gran parte a causa di errori progettuali», fa presente la dirigente regionale. E aggiunge: «Nella determina di approvazione amministrativa non si fa alcun riferimento alla procedura di recupero del danno nei confronti del progettista».
Ma in cosa sarebbero consistiti gli errori? Nella relazione firmata dal direttore dei lavori Massimo Sciacca, si legge che una delle correzioni in corso d’opera riguarda lo strato di binder da stendere per realizzare il sottofondo della pista. Il progetto iniziale prevedeva una scarificazione a freddo del manto esistente, costituito da mattonelle, e poi l’applicazione di uno strato di cinque centimetri di conglomerato bituminoso. Ciò però avrebbe reso il fondo «facilmente soggetto a fenomeni di avvallamento». Per questo la soluzione da adottare sarebbe la realizzazione di un massetto di nove centimetri e successivamente l’applicazione di tre centimetri di binder. Tra le altre carenze riscontrate nel progetto c’è pure la demolizione delle curve paraboliche, i cui lavori non sono stati considerati così come la rimozione delle balaustre nell’anello esterno del pattinodromo, che a lavori ultimati dovrebbe essere rettangolare. A essere stato dimenticato nel progetto è anche altro. «Non è stato considerato che le pareti esistenti dei locali destinati a ufficio e sala riunioni sono prive di intonaco civile per interni», si legge nella perizia visionata da MeridioNews.
La storia del rifacimento del pattinodromo di Acireale, che nel pattinaggio vanta una storia di tutto rispetto, nasce nel 2011 quando gli uffici approvano il progetto definitivo. Il livello di progettazione superiore, l’esecutivo, necessario per appaltare i lavori arriva due anni dopo. In questo caso a occuparsene è una professionista esterna, Anna Maria Sapienza. E sarà sempre lei successivamente ad aggiornare il progetto su richiesta degli uffici comunali. Ingegnera, 67 anni, vanta una lunga esperienza nelle opere sportive, essendo stata per oltre un decennio consulente regionale del Coni proprio per l’impiantistica. Il suo nome è finito nel 2018 tra l’elenco degli indagati dell’inchiesta Sibilla, in merito a presunti rapporti di favore che avrebbero legato alcuni professionisti ai vertici amministrativi dell’ente, anche in vicende legate alla progettazione di strutture sportive ad Acireale. Al momento Sapienza attende l’esito del processo di primo grado, con la procura che ha chiesto per lei l’assoluzione.
Non è chiaro, invece, se un altro capitolo di controversie giudiziarie si aprirà sul fronte del presunto danno che le carenze del progetto potrebbero causare alle casse del Comune. Ciò che trapela, al momento, è la volontà dell’attuale amministrazione Alì di recuperare i poco meno di 50mila euro per finanziare i lavori necessari, nella consapevolezza che tale somma non verrà messa a disposizione dalla Regione.
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